Non è facile capire quanto, nella cittadina coloniale di Williamsburg, risalga all’epoca dell’inizio della lotta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna, e quanto sia invece stato ricostruito, imitando comunque lo stile di quegli anni.
La visita è comunque interessante ed anche utile per capire meglio i tempi di cui quegli eventi si sono svolti. I donatori, che hanno reso possibile l’impresa, hanno offerto la possibilità di trovarsi all’interno di una comunità del XVIII secolo, con botteghe artigianali, negozi di saponi e profumi, una tipografia, un’osteria e un ristorante. In ciascuno di questi posti, il personale è vestito con abiti di quell’epoca, lavora con strumenti e tecniche di allora e serve cibi cucinati come si faceva allora.
L’orafo batte l’argento con il martello, per renderne la superficie perfettamente liscia, il tipografo stampa una pagina di giornale con il torchio di legno a sua disposizione, il calzolaio lavora morbide pelli, il negoziante vende saponette profumate e confezioni di lavanda da mettere nei cassetti della biancheria. Nel ristorante, si mangia un menù d’epoca, con le vivande che erano reperibili in America nel 1700. Un piatto preferito, per la sua originalità, è la minestra di arachidi: non per nulla le chiamiamo noccioline americane.
Ci sono anche due piccole stanze per la prigione. Perché così poche? La guida spiega che, in quei tempi, i presunti colpevoli restavano in carcere solo in attesa del processo: se fossero stati dichiarati innocenti, la prigione non avrebbe servito; se fossero stati condannati, la pena sarebbe consistita o nella morte o in qualche punizione corporale. Dopo di che, il colpevole o andava al cimitero o tornava a casa sua a curarsi le conseguenze del numero di frustate che aveva ricevuto.
A seconda dei giorni, si può assistere ad una breve parata militare, con tanto di spari a salve dai grossi archibugi in dotazione ai militari. E, approfittando della gogna, che è sempre posta in bella vista al centro della strada centrale del villaggio, si può fare una foto per immaginare come doveva essere la situazione di chi veniva punito con una esposizione pubblica di quel genere.
La distanza di Williamsburg da Washington – poco meno di tre ore in auto – permette di svolgere una visita dei limiti dello stesso giorno. Per questo, il villaggio coloniale è stato per me una meta abbastanza frequente, per far vivere ai visitatori una esperienza interessante e divertente.
Più volte ho pensato che sarebbe stato bello vedere l’esperienza ripetuta in alcuni villaggi in Bolivia, oppure anche in Italia. Ci vorrebbe, per partire, il soccorso finanziario di qualche Rockefeller locale, e poi sarebbe indispensabile mantenere il tutto ad un livello culturalmente plausibile, per non cadere nella cafonaggine dei centurioni del Colosseo a Roma.