Durante i periodi di assenza del Nunzio Apostolico, toccava a me avere la responsabilità della Nunziatura, in qualità di Incaricato d’Affari. Mons. Laghi prendeva le sue vacanze in Italia durante l’estate, poi le interrompeva per partecipare all’incontro estivo dei vescovi statunitensi e quindi tornava a casa sua per completare il periodo di riposo. In pratica, per quasi due mesi interi era assente da Washington.
Noi suoi collaboratori abbiamo notato sempre che appena il Nunzio si assentava, il lavoro diminuiva: poche telefonate, quasi niente visite, corrispondenza ridotta. In modo particolare, il sabato e la domenica erano giornate di silenzio completo.
In considerazione di ciò, a maggio del 1989, feci una proposta: se uno di noi a turno – eravamo sette collaboratori – restava in Nunziatura il sabato e la domenica, in modo che ci fosse sempre qualcuno che potesse rispondere al telefono o a eventuali visitatori, gli altri avrebbero potuto andarsene e godere uno o due giorni di libertà. La proposta fu accolta con favore.
Per sottolineare l’idea, diedi il buon esempio e, il 28 maggio, partii in auto per la Cesapeake Bay, dove restai il sabato e la domenica. Fu una decisione saggia: ero particolarmente stanco e sentivo vicino un collasso. Anticipai la crisi e mi rimisi in sesto, guadagnando anche l’occasione per godere di una visita interessante, con un tempo splendido e la possibilità di scattare belle fotografie.
Quando, mesi dopo, ero già in Bolivia, uno dei colleghi americani mi scrisse una lettera, nella quale, tra altre cose simpatiche, diceva: “Ci mancano i tuoi weekends liberi!”