Una piccola comunità di indios Yuracaré vive ai margini del fiume Chapare, isolata dal resto del mondo e legata al modo di vivere tradizionale, vivendo di caccia e di pesca. Non so da quanto tempo erano stati evangelizzati. Quello che è certo è che la loro fedeltà alla Chiesa era stata messa alla prova dai membri di una setta protestante, che avevano loro promesso tanti vantaggi economici, se avessero accettato di unirsi a loro. La risposta fu netta: “Siamo cattolici, e restiamo nella Chiesa cattolica”.
Le Suore di Ivirgarzama erano andate un mese prima di Natale a visitarli, ed avevano annunciato la mia visita. Per loro, il nome “Nunzio Apostolico” non diceva nulla, ma quando le Suore spiegarono di chi si trattava, decisero che la notizia non era vera e che una persona così importante non sarebbe mai arrivata fino da loro.
Invece, due giorni prima di Natale, il 23 dicembre 1993, insieme con le Suore e alcuni catechisti, risalimmo in barca il fiume e arrivammo al villaggio. Tutto fu semplice e sobrio: saluti cordiali, preparazione per la celebrazione dell’Eucaristia, e, prima, confessioni soprattutto degli uomini. Ebbi come alleato uno di loro che, dopo essersi confessato, mi indicava con gli occhi quelli che avrei dovuto chiamare. Uno dopo l’altro, vennero tutti, senza opporre nessuna resistenza.
Seguì un pranzo, a base di pesce arrostito sulla brace. Il pesce era stato avvolto con foglie di un albero che non conoscevo, ma che davano alla carne un aroma particolare, veramente delizioso. In seguito ho provato a chiedere informazioni su quelle foglie, ma nessuno è stato capace di dirmi qualcosa di preciso.
I saluti finali furono sinceramente commoventi: una di quelle occasioni in cui era necessario partire, ma si sarebbe rimasti volentieri più a lungo.