Primo concerto – Cappella Musicale della Santa Casa
Loreto, 2 luglio 2012
Benvenuti a tutti voi, presenti qui, nella Basilica della Santa Casa, per questo primo concerto del VII festival organistico. Questa iniziativa continua ad attirare l’attenzione di chi ama la buona musica, che sia intenditore o no, e noi, che abbiamo il privilegio di possedere un organo così grande e prestigioso, siamo lieti di poter condividere questo godimento estetico con un numero sempre più alto di persone.
Seguendo la tradizione, questo primo concerto è eseguito dalla nostra Cappella Musicale, ed alterna quindi brani eseguiti all’organo con brani eseguiti dal coro. Spero che il programma, scelto dal Maestro di Cappella, il P. Giuliano Viabile, possa essere di vostro gradimento.
Nella mia introduzione al programma, faccio notare che la serie di concerti di quest’anno ha lo scopo specifico di prepararci all’evento che è stato annunciato solo da qualche giorno, e cioè alla visita che il Santo Padre Benedetto XVI compirà qui al Santuario Lauretano il prossimo 4 ottobre.
Le ragioni di questo viaggio sono già note: il 4 ottobre 1962, Papa Giovanni XXIII venne a Loreto per raccomandare alla Vergine Santa i lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, che si dovevano inaugurare una settimana dopo, l’11 ottobre. Ora, se la Provvidenza lo vorrà, il Santo Padre verrà a Loreto per compiere lo stesso gesto di affidamento alla Madonna, per la celebrazione dell’Anno della Fede, offerto alla Chiesa nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio, e per lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi, che si dedicherà allo studio del tema della nuova evangelizzazione.
Nel programma di questo concerto, come di ogni concerto di quest’anno, ci saranno proposte alcune composizioni musicali dedicate allo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità.
Oggi, abbiamo ascoltato il brano in gregoriano: “Emitte Spiritum tuum et creabuntur, et renovabis faciem terrae – Manda il tuo spirito e saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra”.
Ne prendo lo spunto per condividere con voi qualche riflessione proprio sul ruolo dello Spirito Santo in riferimento alla Chiesa e, specificamente, in riferimento al Capo visibile della Chiesa, il successore dell’apostolo Pietro, quello che chiamiamo semplicemente Papa, termine antico che indica il Padre, e che oggi porta il nome di Benedetto, il sedicesimo Vescovo di Roma ad avere scelto questo nome. Sappiamo che il giorno di Pentecoste, con l’infusione dello Spirito Santo sulla piccola comunità dei discepoli, ha segnato l’inizio dell’attività della Chiesa. Sappiamo che lo Spirito Santo assiste continuamente la Chiesa. Possiamo chiederci: qual è la relazione che unisce Dio Spirito Santo con il Vescovo di Roma, nella sua missione di Pastore universale?
Dopo il lungo pontificato del Beato Giovanni Paolo II, abbiamo avuto di nuovo l’esperienza di una elezione pontificia. Si è trattato di un conclave molto breve, ma tutti ricordiamo che Vescovi e sacerdoti, nelle nostre chiese parrocchiali e nelle nostre cattedrali, ci hanno chiesto di pregare lo Spirito Santo, perché offrisse la sua assistenza a coloro che dovevano eleggere il nuovo Papa, e cioè ai Cardinali che si riunivano in conclave.
Talvolta si sente dire da qualche persona pia, e in questo caso esageratamente pia, che lo Spirito Santo sceglie sempre le persone più adatte per un ruolo di così alta responsabilità. E invece non è vero. Aspettate a giudicarmi eretico: non è il caso che chiamate subito il Sant’Uffizio per far accendere un rogo “ad comburendum ereticum”. Mi spiego: se fosse vero che lo Spirito Santo sceglie lui sempre il meglio, non dovrebbe essere necessario pregare per ottenere la sua assistenza. Si prega lo Spirito Santo proprio perché la decisione nasce da una scelta umana, fatta dalle persone che sono a questo deputati. Sono loro che, messe da parte tutte le considerazioni dettate da interessi puramente umani, devono capire chi sia, tra di loro, il più adatto a prendere l’immensa responsabilità del Pontificato, colui che possa guidare la Chiesa nel momento della storia che stiamo vivendo. La nostra preghiera li accompagna, proprio perché desideriamo che essi non siano guidati da altre finalità, che non siano il bene della Chiesa e la salvezza delle anime.
La storia ci aiuta a capire meglio questo punto: talvolta, in tempi ormai fortunatamente molto lontani, la scelta del Papa è stata fatta per ragioni che non erano affatto nobili, ed è stato persino necessario emettere una norma che dice che una elezione fatta per simonia – e cioè con il pagamento di tangenti per ottenere il favore – non solo è illecita ma non è neppure valida.
Quindi, la nostra preghiera accompagna la scelta del nuovo Papa. Ma, una volta che il Papa eletto ha accettato l’elezione, e quindi è nel pieno possesso delle sue responsabilità, allora sappiamo che Dio ha il dovere di assisterlo perché possa compiere al meglio la sua missione.
A questo punto, potremmo chiederci, tutto succede in maniera automatica? Ovvero: se Dio assiste il Papa, tutto quello che il Papa fa è garantito come atto di Dio, quasi che tra di loro ci fosse un collegamento diretto? Le cose, ancora una volta, non sono così. La gran parte delle decisioni che il Papa deve prendere nella sua missione, per il governo della Chiesa, sono decisioni umane. Il che vuol dire che, per giungere ad una scelta, egli deve usare i mezzi di studio e di consultazione che sono a sua disposizione.
Prendete per esempio il caso specifico della nomina dei vescovi. È impossibile che il Santo Padre conosca tutti i sacerdoti del mondo, e possa capire chi di loro è adatto a rivestire il ruolo di pastore in una determinata diocesi. Per arrivare ad una conclusione dell’indagine necessaria, il Papa utilizza le persone che lo assistono nel suo ministero, in particolare, in questo caso, i Nunzi Apostolici. La ricerca è fatta con molta attenzione e chiedendo il parere di molte persone, che si spera siano qualificate. La decisione finale scaturisce da questo insieme di verifiche, ma ad ogni momento è presente la possibilità di un errore: per tante ragioni ma soprattutto perché, per quanto si voglia investigare, una persona rimane sempre un mistero, una persona può deludere le aspettative, una persona può cambiare e, dopo essere stata buona e brava per anni, può diventare all’improvviso inadatta al suo ruolo.
Quindi, nella gestione del suo ufficio quotidiano, il Papa deve essere accompagnato dalle nostre preghiere, che lo assistono sempre. Ad ogni celebrazione eucaristica, ad esempio, il nome del Papa è ricordato proprio all’interno della preghiera eucaristica, e l’invito a pregare per il Papa è ripetuto spesso anche nelle invocazioni della preghiera dei fedeli.
Un’ultima domanda: dobbiamo anche pregare perché il Papa non si sbagli nel guidarci nel cammino della fede? Dobbiamo chiedere a Dio che il Vescovo di Roma insegni la vera dottrina del Vangelo senza commettere errori? Possiamo pensare, come fanno molti, che il Papa e i Vescovi con lui si sbagliano in quello che propongono come materia di fede? La risposta è no. L’insegnamento della fede non è un atto compiuto dal Papa in base alle sue capacità personali, ma con la garanzia di una speciale assistenza divina. Una speciale presenza, appunto, dello Spirito Santo, che è Spirito di Verità.
Il Concilio Ecumenico Vaticano I, aperto l’8 dicembre 1869 e chiuso nel luglio 1870, ha proclamato, come verità di fede, che il Pontefice Romano non può commettere errori quando insegna su materie di fede e morale che si riferiscono direttamente alla dottrina cristiana, e che sono necessarie per la salvezza delle nostre anime. Ad uno sguardo superficiale, questa dichiarazione potrebbe sembrare una forma di auto glorificazione del Papa, una sorta di esaltazione della sua importanza. È invece un servizio fatto per noi, in modo che sappiamo che, quando si tratta di materie che toccano direttamente il nostro cammino di fede e il nostro destino eterno, la Chiesa non può commettere errori. Non si tratta quindi di un esercizio di autorità o di autoritarismo, quasi che il Papa possa imporre a suo piacimento delle verità o dei comportamenti, semplicemente perché lui vuole così. È un servizio di carità, che Dio ha predisposto per darci un aiuto sicuro e per assicurarci che, in cose tanto importanti, noi abbiamo il diritto di non essere ingannati.
Forse ora sappiamo qualcosa di più, in riferimento alla relazione vitale che intercorre tra lo Spirito Santo e la Chiesa, tra i fedeli e il servizio dei suoi ministri. Possiamo quindi unirci mentalmente all’invocazione cantata dalla Cappella con la melodia gregoriana e trasformare l’ascolto in preghiera: “Manda il tuo Spirito e rinnova la faccia della terra”.