Viaggio negli Stati Uniti

All’inizio del 1982, il Sottosegretario del Consiglio, Monsignor Backis, mi parlò della necessità di accettare un invito fatto dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Ogni anno a un funzionario della Santa Sede era offerta la possibilità di andare negli USA, ma fino ad ora nessuno aveva accettato l’invito. Ora la proposta era fatta a me, e io, nella convinzione che si trattasse di un impegno di lavoro, accettai. La partenza fu fissata per il 14 aprile e il ritorno il 4 maggio.

            Il viaggio si rivelò tutt’altro che gravoso: mi si chiedeva solo di visitare alcuni luoghi, a mia scelta, che giustificassero l’aspetto informativo della visita. Per questo, scelsi di entrare in contatto con alcune Università, per conoscere le iniziative di animazione sociale rivolte agli studenti. Visitai quindi l’Università Cattolica di Georgetown, a Washington, l’Università Mormone di Provo, nello Utah, l’Università di Berkeley, in California, e il Day Top Village, prima comunità terapeutica al mondo per il recupero dei drogati, a New York.

            A parte questi impegni, fui libero di visitare le località che avevo scelto, d’accordo con l’agenzia di Washington che organizzò il viaggio. Dalla Capitale, dove fui ospite del Nunzio Apostolico, passai a Salt Lake City, per conoscere i Mormoni; di qui, in auto continuai per Provo e quindi per i grandi parchi nazionali dello Utah e dell’Arizona, fino al Gran Canyon. Sosta seguente a San Francisco, con visita verso il sud della California, fino a Carmel, dove ho incontrato il grande fotografo Ansel Adams. Gli ultimi giorni, dal 30 aprile al 4 maggio, furono a New York, con visite al grattacielo Empire State Building, a diversi musei e, per completare il godimento, con l’occasione di assistere a un musical a Broadway.

            Fu per me un’occasione privilegiata per scattare tante fotografie, delle quali sono sinceramente molto fiero. Ma, a proposito di foto, quando fui insieme ad Ansel Adams, non mi venne in mente di fotografarlo, per testimoniare l’incontro, né, anche meglio, di chiedergli di scattare una foto con la mia Nikon. Occasione persa, ma compensata dal fatto che lui stesso mi ha regalato un suo volume di fotografie, con tanto di dedica.

Navajo Valley, ricordando John Waine

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Navajo Valley, ricordando John Waine