Nella parrocchia della Cattedrale, la prassi era che un sacerdote, a turno, facesse l’omelia in tutte le Messe , compresa quella delle 10:30, se ricordo bene, che si celebrava nella chiesa di Sant’Arcangelo, annessa al collegio di Fratelli delle Scuole Cristiane.
Era, tipicamente, una Messa a cui erano presenti persone di un buon livello sociale, e la partecipazione dei fedeli era quindi molto modesta. Non era esattamente una celebrazione alla quale faceva piacere prendere parte.
In una delle domeniche in cui era il mio turno di predicare, mentre svolgevo la mia omelia proprio al Sant’Arcangelo, mi resi conto che nessuno dei presenti sembrava ascoltare quello che dicevo. Mentre però guardavo sconsolatamente in giro per la chiesa, scoprii una persona, una donna che conoscevo e di cui ricordo il nome, che mi pareva essere intensamente attenta alle mie parole.
Dedicai quindi a lei tutta la mia eloquenza, e lei continuò a guardarmi con occhi assorti, quasi rapita in contemplazione. Andai avanti con entusiasmo, fino a quando la vidi abbassare gli occhi, alzare la corona del rosario che teneva in mano, controllare dov’era arrivata con la preghiera, e riprendere il suo aspetto assorto. Neppure lei mi stava a sentire.