Tragedia a Isiolo

Monsignor Luigi Locati, Vicario Apostolico di Isiolo, era già arrivato ai 75 anni di età, e quindi si doveva pensare alla sua successione. Da fonti ben informate e attendibili, avevo saputo che il Vescovo aveva tutte le migliori intenzioni di restare sul posto e di continuare a guidare la Chiesa del luogo: “Io conosco la situazione. Il nuovo vescovo farà quello che gli dico io di fare”. Il fatto grave era che, invece, sarebbe stato urgente allontanare il Presule dalla sua circoscrizione, perché, con il suo modo di fare, era entrato in conflitto con molta gente.

Era un missionario instancabile e generosissimo, e con lui feci una lunga visita al Vicariato di Isiolo, dal 9 al 13 gennaio 2001. È stato impressionante constatare la quantità delle opere realizzate durante gli anni della prima missione, quando la regione era ancora parte della diocesi di Meru. Più bello ancora incontrare comunità cristiane, di primissima evangelizzazione, ma pienamente fedeli ed entusiaste.

Purtroppo, il carattere del Vescovo non rendeva facile la collaborazione con lui. I preti “fidei donum” di Vercelli, suoi compagni di missione, erano tornati tutti in Italia, proprio perché non reggevano il suo autoritarismo. Per sostituirli, aveva accolto candidati al sacerdozio rifiutati da altri vescovi e li aveva ordinati senza pensarci due volte. Alcuni di loro erano persone poco raccomandabili.

Una volta ricevuta la sua lettera di rinuncia, partii subito con l’indagine solita e cercai di accelerare i tempi delle consultazioni, che normalmente richiedevano tempi lunghi. Finii il lavoro quando mi era già stato comunicato il trasferimento ai Paesi Nordici, e avrei voluto che le cose fossero concluse prima della mia partenza. Mandai insieme le proposte per Mombasa e per Isiolo. Per il Vicariato, il mio suggerimento era quello di mandare lì un vescovo con già qualche esperienza di ministero e nello stesso tempo di chiedere a Monsignor Locati di tornare in Italia per almeno sei mesi, in modo da riposare e lasciare al suo successore il tempo e la libertà di prendere in mano le cose del Vicariato. Poi egli sarebbe potuto tornare a Isiolo e continuare il suo lavoro in una delle parrocchie, secondo il desiderio che aveva espresso.

Qualche tempo dopo, quando ero già da un paio di mesi a Stoccolma, l’Incaricato d’Affari, che era stato mio segretario, mi informò che, se la prima proposta, quella di Mombasa, era andata a buon fine, per Isiolo la Congregazione competente aveva chiesto un supplemento di indagine. Quindi l’inchiesta fu ripresa e dovette passare ancora del tempo.

Le tensioni all’interno della comunità non si calmarono e la sera del 14 giugno 2005, il Vescovo Locati fu ucciso a colpi di arma da fuoco, apparentemente da banditi comuni, presentatisi a lui con l’intenzione di derubarlo.

Le indagini rivelarono invece uno scenario più preoccupante: l’uccisione non era avvenuta per un furto terminato tragicamente, ma si trattava di un gesto intenzionale; a ispirare il delitto sarebbe stato uno dei preti di Isiolo, che già in passato aveva dimostrato di essere ambizioso e incapace di obbedire. A suo tempo, le accuse contro di lui furono provate ed egli fu condannato all’ergastolo.

Intanto l’inchiesta per la provvista del Vicariato, ora vacante, giunse ad una nuova conclusione. Questa volta i risultati furono giudicati soddisfacenti, e difatti la nomina cadde sullo stesso Vescovo che io avevo indicato mesi prima.

Solo che nel frattempo un Vescovo era stato ucciso, un sacerdote aveva ispirato un assassinio e un paio di balordi avevano avuto la loro vita rovinata per sempre.

Operazione compiuta

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