Loreto, 15 agosto 2016
La festa liturgica dell’Assunzione di Maria Santissima in cielo è la festa della vita, il segno della vittoria sulla morte, il trionfo dell’umanità che è chiamata a condividere con Dio la gloria e la gioia dell’eternità.
Noi sappiamo che, alla fine dei tempi, saremo chiamati a vivere la vita eterna nella pienezza della nostra umanità: non solo anime separate dal corpo, ma persone intere, come lo siamo ora, senza però dover più sottostare ai limiti posti dalla debolezza della nostra condizione umana.
Quello che per noi dovrà essere in un futuro che non possiamo prevedere, per Maria è accaduto alla fine della sua vita terrena, quando Dio ha voluto che la Madre di suo Figlio Gesù non fosse in nulla vittima delle debolezze della nostra umanità.
Maria non è stata sfiorata dal peccato, che le è sempre stato estraneo, anche se, vivendo la passione insieme con suo Figlio, ha sentito tutto il peso del peccato del mondo. Maria, che pure ha concluso il suo cammino terreno, non è stata toccata dalle conseguenze della morte e il suo corpo purissimo non ha conosciuto la corruzione alla quale tutti noi siamo invece destinati.
La festa dell’Assunzione apre per ciascuno di noi una prospettiva di grande speranza, basata sulla promessa di Cristo e confermata da quanto è accaduto a Maria. Vedendo la gloria di Maria in cielo, pensiamo che a quella stessa gloria siamo destinati anche noi. E l’unico modo per non conquistare questo dono che Dio mette a nostra disposizione è la volontà precisa di non volerlo, scegliendo una vita di tristezza lontano da Dio e dalla sua volontà. Dio mi offre la salvezza. Se non la ricevo è soltanto perché io non la voglio ricevere.
La festa dell’Assunzione è la festa della vita, della bellezza, e della bellezza del nostro corpo, strumento che Dio ci ha donato per fare del bene, per testimoniare il suo amore e per compiere opere di carità verso tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle.
Qualche volta, con un linguaggio facile ma sbagliato, parliamo del nostro corpo come se fosse lui che ci porta a commettere il peccato. Il che non è vero, perché il male che noi facciamo non nasce dal corpo ma dalla mente ed è il frutto di decisioni precise che noi scegliamo di seguire. Il corpo si prende la colpa, ma in verità è il nostro pensiero quello che sceglie di operare in maniera contraria ai desideri di Dio: dalla nostra testa nascono e sono progettati gli episodi di egoismo, di arroganza, di falsità, di corruzione, di violenza, di crudeltà, di disonestà, di sensualità, di ipocrisia, che rendono triste la vita di questo nostro povero mondo.
Dobbiamo rispettare il nostro corpo e, in qualche modo, dobbiamo volergli bene. Non pare che questo sia un atteggiamento molto frequente, in questi nostri tempi. Si direbbe che in verità ci sia una forma di adorazione del corpo, e tutti vorremmo essere al meglio della nostra forma, per apparire attraenti, energici, senza difetto alcuno, incarnazione perfetta di una bellezza idealizzata e quindi per forza falsa.
Tutto quello che si fa al corpo, per costringerlo a incarnare questo ideale inventato, è in realtà un massacro operato ai danni del corpo, che viene alterato, modificato, stirato, gonfiato, ridipinto. E tutto questo alla ricerca di un improbabile ideale di bellezza, che rifiuta il passare degli anni, rifiuta i segni del tempo, rifiuta le particolarità di un aspetto che è quello nostro e quello vero. I risultati li vediamo: da tanto sforzo, da tanta sofferenza, da tanta spesa, da tante manipolazioni nascono soltanto strane fisionomie che non hanno più un’età, non hanno una personalità, non hanno un’espressione. Quanta fatica per farsi del male e per fare del male al nostro povero corpo!
Nessuno ci ha tramandato una descrizione dell’aspetto fisico di Maria di Nazaret, la fanciulla ebrea che, tra le pareti della Santa Casa, ha accolto la parola del Signore e ha detto “sì” alla missione che Dio le ha affidato. Ma noi sappiamo che Lei è bella, di una bellezza assoluta, che nasce dall’amore di Dio per Lei e dal suo amore per Dio. La bellezza che riconosciamo nelle nostre mamme e nelle nostre nonne, non falsificate da trucchi banali, ma esaltate dalla donazione di amore allo sposo, ai figli e ai nipoti.
Sappiamo che Maria è bella e la sua bellezza la riconosciamo nelle parole che abbiamo ascoltato nel suo canto: bella nella sua lode a Dio, bella nel riconoscere in sé il progetto di amore del Signore, bella nell’affermare, con forza e con coraggio, la necessità di una giustizia vissuta nel mondo, per superare le prepotenze e la arroganze dei potenti.
Cogliamo per noi questa ricetta di bellezza, che Maria ci offre: lasciamo da parte le alterazioni artificiali che ci guastano soltanto e ci rendono ridicoli. Prendiamo in noi la bellezza che nasce dalla pace interiore, dalla gioia del bene fatto, dalla coscienza di usare il nostro corpo come strumento efficace per costruire un mondo nel quale la misericordia di Dio possa raggiungere tutti, anche coloro che, forse per colpa nostra, ne sono ancora lontani.
È l’esempio che ci dà Maria ed è l’opera nella quale Maria ci guida e ci accompagna.