Loreto, Basilica, 15 agosto 2014
Abbiamo iniziato la nostra celebrazione, nel ricordo dei nostri fratelli e delle nostre sorelle di fede, che, in diversi punti del mondo, sono perseguitati perché cristiani. Si ripete oggi, ma in misura molto più vasta, la tragica politica degli antichi imperatori, che avevano stabilito che i cristiani non avevano diritto di esistere, e quindi dovevano essere uccisi.
È difficile ricordare altri episodi in cui la crudeltà umana si sia manifestata con tanta ferocia come sta accadendo ora, in Iraq e in Nigeria. Per non dimenticare poi le nazioni in cui la Chiesa continua ad essere perseguitata e i fedeli sono impediti di vivere la fede e seguire la loro coscienza, come in Cina, in Vietnam o in Corea del Nord. Per non dimenticare i tanti altri luoghi in cui il fanatismo, travestito di religione, giunge a negare la possibilità dell’esistenza di chi possa e voglia credere, pregare e vivere seguendo una fede diversa. La follia criminale si manifesta ogni volta con nuovi idoli: imperi millenari, supremazia di razza, dittatura del proletariato. Falsi paradisi terrestri, costruiti con la violenza e mantenuti per l’interesse di alcuni e l’oppressione di tanti.
Non crediate che fermarsi su queste realtà così tristi ci porti lontani dalla riflessione sulla solennità di Maria che ci riunisce qui, in questa Basilica a Lei dedicata. Maria, nella pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato, ci appare come donna forte, capace di agire e di intervenire, e con una visione chiara di quelli che sono i desideri di Dio per la società in cui viviamo.
Maria si reca presso sua cugina Elisabetta, perché ne ha conosciuto lo stato di bisogno, e ci è andata in fretta, perché lei sa che il tempo passa e certe cose o si fanno subito o non si fanno più.
Il suo cantico di lode a Dio, quello che tutti conosciamo con la prima parola del testo in latino: il Magnificat, è una lode a Dio come salvatore dell’umanità intera, di cui lei, Maria, è umile serva, ma collaboratrice fondamentale: per lei, Dio ha fatto grandi cose, al punto che in tutte le epoche della storia lei sarà ricordata come benedetta.
Ma questa semplice fanciulla di Nazaret non si limita a lodare Dio a parole. Lei lo chiama in causa, come giudice della storia e operatore della giustizia già in questo nostro mondo. Legge lo svolgersi dei fatti e li interpreta, vedendo in essi la mano di un Signore che è misericordioso, ma che nello stesso tempo non accetta l’orgoglio e l’arroganza dei prepotenti.
Maria non ci parla di una giustizia di Dio che arriverà in un futuro lontano, ma ci descrive quello che il Signore ha fatto: “Ha disperso i superbi, ha rovesciato i troni, ha rimandato i ricchi a mani vuote”.
Questa visione di Dio è confortante e rivoluzionaria. Dio promette il trionfo dei piccoli e dei deboli, ed è pronto a rovesciare i potenti di oggi dai loro troni, come ha già fatto con quelli del passato. Che siano troni fatti di soldi e di corruzione, o di armi e di violenza, importa poco. Il giudizio di Dio colpirà i superbi e manderà a mani vuote i ricchi, che hanno contato sulla loro impunità, comprata a suon di denaro.
Maria ci guida nella concretezza della vita di ogni giorno. Lei non ha atteso che altri andassero ad aiutare Elisabetta nelle sue necessità: lo ha fatto lei stessa, e l’ha fatto subito, affrontando i disagi di un viaggio di circa 150 chilometri.
Nelle circostanze che stiamo verificando in questi giorni, non basta che noi ci sentiamo pieni di orrore e di compassione per quello che accade: uccisioni di massa, bambini massacrati come agnelli al macello, donne rese schiave, a disposizione dei guerrieri del terrore, il nome di Dio bestemmiato nel modo più osceno che si possa immaginare.
In nome di Dio, che è Dio della vita e non della morte; è Dio dell’amore e non della violenza cieca; è Dio della misericordia e non della vendetta; in nome di Dio noi dobbiamo reagire.
Con la preghiera e una intercessione costante e insistente; ma anche con la mobilitazione di una opinione pubblica che non può restare indifferente e dimenticare tutto questo solo perché il tempo passa e la notizia non è più fresca.
I nostri responsabili pubblici, a tutti i livelli della vita sociale e politica, devono essere spinti ad agire, in nome di quegli ideali di solidarietà, di giustizia e di libertà da cui dicono di essere animati. Questo è il momento di farci capire se le loro affermazioni sono vere o se sono soltanto retorica vuota, messa in mostra per impressionare gli elettori ingenui.
E per noi questo è il momento di capire se siamo degni di essere devoti figli di Maria, donna forte e decisa, che ha meritato di essere assunta nella gloria di Dio, in anima e corpo, come lo saremo noi, a suo tempo. Ma è un dono che dobbiamo meritare, come l’ha meritato lei, seguendo il suo esempio e il suo insegnamento.