Simone a Washington

Il 12 settembre 1988, mio nipote Simone, terzo figlio di mio fratello Francesco, è venuto negli Stati Uniti, per restare qualche tempo con me. Lo scopo, secondo quello che mi disse, era quello di avere una esperienza di lavoro e di imparare qualcosa della lingua.

            Per il lavoro, chiesi a Dennis, il sacerdote che si occupava della manutenzione del giardino della Nunziatura, di permettere a Simone di lavorare con il giardiniere nella prima settimana, mentre avrei cercato altre opzioni. Il suo comportamento fu però così soddisfacente, che fu richiesto di continuare con lo stesso lavoro, cosa che fece con successo fino al tempo del suo ritorno in Italia.

            Per la lingua, lo affidai a Florence Gregorić, un’anziana signora originaria della Slovenia, che si era sempre offerta per aiutare i sacerdoti della Nunziatura a imparare o migliorare il loro inglese. Anche in questo caso, la relazione fu ottima: Florence ebbe subito una speciale simpatia per Simone e i progressi nell’apprendimento furono evidenti.

            Saputo che Simone aveva talento artistico, le suore di casa gli chiesero di ripristinare una statua dell’Immacolata, piuttosto sbiadita, che avevano in comunità. Fornito di pennelli e colori, Simone fece un ottimo lavoro, dando all’immagine un aspetto molto più vivace e realistico.

            Dato che nei fine settimana Simone restava solo nel suo alloggio, presso una parrocchia vicina, feci in modo di permettergli di avere nuove esperienze e di accompagnarlo in qualche escursione. Siamo stati insieme alla Casa Bianca, proprio quando Reagan partiva in elicottero, nella città coloniale di Williamsburg, nelle grotte dello Shannandoah e della Luray Valley. Da solo andò a Baltimore, per vedere l’acquario, e a Philadelphia.

Al Kennedy Center, Simone ebbe la prima esperienza di un concerto di musica sinfonica. L’orchestra era diretta da Rostropovich. Forte della mia conoscenza, gli spiegai lo svolgimento dei diversi momenti: l’arrivo degli orchestrali, il primo violino che dà le note per accordare, l’arrivo del direttore che saluta il primo violino. Quando poi, all’inizio del secondo pezzo, entrò Viktoria Mullova, solista di violino, Simone commentò: “Adesso il primo violino ci sforma!”

Per visitare alcune attrazioni turistiche a qualche distanza da Washington, ci siamo fermati a dormire nei comodi Motel, disponibili da ogni parte. E proprio per questo, accadde un episodio che abbiamo ricordato spesso, ogni volta con grandi risate.

            Nel primo motel nel quale ci eravamo fermati, la camera doppia aveva due letti enormi. La volta seguente, arrivati a Culpeper, Simone suggerì di chiedere una camera per una sola persona, perché avremmo risparmiato e potevamo dormire benissimo insieme in quel letto così grande.

            Così feci, ma, dopo aver chiesto una camera singola, pensai opportuno verificare se il letto fosse “king size”. La ragazza della reception mi disse che era invece “queen size”, il che vuol dire più piccolo e decisamente scomodo per dormirci in due. Cambiai allora la richiesta, spiegando, con qualche imbarazzo, che in effetti non ero solo ma che avevo con me mio nipote, e avrei avuto bisogno di una camera doppia. Mentre dicevo queste cose, pensavo a quello che la ragazza poteva pensare circa la natura di quel mio “nipote”. Lei non fece commenti, ma al momento di pagare preferii evitare di adoperare la carta di credito e la tessera diplomatica, che aveva la mia fotografia, usai i contanti e mi firmai come John Smith o qualcosa del genere.

            In quello stesso periodo, Paolo venne dal Brasile e si fermò a Washington per una ventina di giorni. Con lui e Simone abbiamo fatto un viaggio di cui dirò a parte.

            Simone tornò a Roma l’11 novembre.

Simone nel motel di Culpeper

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