Loreto, 31 dicembre 2007
Alla fine di quest’anno, Signore, come alla fine di ogni altro anno, vengo per fare davanti a te e insieme con te, una mia riflessione sul tempo che è passato. Domani, anzi di qui a poco, strapperemo l’ultimo foglio dei nostri calendari, faremo tutti finta di essere contenti, immagineremo tutti che qualcosa è cambiato e che ogni cosa può cominciare di nuovo, e diventare bella, e diventare buona, e diventare utile.
Anche se, a pensarci bene, anche l’anno scorso era stata la stessa cosa: tutto nuovo! E invece siamo finiti nel solito vecchiume degli egoismi di sempre, dei conformismi comandati, delle banalità di moda.
Ma oggi voglio provarci ancora, e per questo chiamo te ad essere testimone del mio impegno e della mia sincerità. Lo faccio seguendo le parole che mi ha regalato il tuo Figlio Gesù. Anche se l’ho tradito molte volte, anche se ho deluso le sue attese, quello che dice mi piace sempre molto, e vorrei tanto essere capace di vivere il suo messaggio nella mia vita.
Gesù mi ha detto ora che la mia luce deve splendere davanti a tutti, per illuminare il mondo. Forse è vero che, nel cammino quotidiano della vita, è più facile vedere le ombre della nostra storia umana, piuttosto che le luci del bene che molti compiono, senza chiedere e senza ottenere pubblicità.
Come accade sempre, ci sono stati momenti bui, e li possiamo elencare, come in una litania triste e sempre uguale: corruzione, violenza, ipocrisia, ingiustizia, inganni ripetuti, promesse false, tradimenti. Il mondo ha continuato a conoscere lo sfruttamento più cinico da parte di pochi, in modo che i molti debbano vedere con sgomento un futuro che diventa sempre meno attraente e, a volte, persino improbabile. Le risorse della natura sono accaparrate dai pochi, per il loro gusto e i loro sprechi – e dovremmo anzi dire: per il nostro gusto e i nostri sprechi – mentre i molti restano nel bisogno, e vedono negata loro quella parte che tu, o Dio, nel tuo progetto creatore, avevi destinato a loro. Le decisioni che riguardano popoli e nazioni sono spesso violentate dagli interessi di alcuni, che trovano il loro guadagno nell’industria cieca della guerra, per le tante armi vendute e per i passi indietro fatti fare a popoli che minacciano di avanzare troppo, nello scenario del mondo. Popoli interi restano sotto il dominio di oligarchie arroganti, che negano ad essi anche il diritto di pensare, di volere, di credere.
Tu lo vedi, Signore, che di fronte a queste tante cose negative, diventa una scusa facile farsi la domanda: “Perché Dio permette queste cose?” Noi uccidiamo, distruggiamo, discriminiamo, violentiamo e costruiamo le ragioni per ancora nuove violenze: e poi, nascondendo le mani sporche, diamo la colpa a te, e vorremmo chiamarti sul banco degli imputati: “Perché fai questo?” Possiamo anche chiederti: “Dov’eri tu, Dio, quando accadevano queste cose?” Ma abbiamo paura di sentire la tua risposta, Signore. Perché tu eri lì, tra i perseguitati, gli affamati e gli uccisi. Tu sei nei campi di Darfur, tra i profughi massacrati da guerriglieri fanatici; sei nelle baraccopoli immense dell’Africa, a soffrire la fame e la malattia con milioni di tuoi figli e nostri fratelli; sei nei campi di battaglia delle guerre di ogni parte del mondo, tra i cadaveri anonimi di soldati ormai inutili, che non interessano più neppure i compilatori di statistiche; sei nelle corsie degli ospedali, dove languiscono i malati di AIDS, di malaria, di tubercolosi, tutti vittime dell’egoismo, del disinteresse e della mancanza di responsabilità.
Aiutami ora, o Dio, a riconoscere anche i punti di luce che sono brillati nella mia vita, durante quest’anno che finisce. La luce del bene non è violenta, non si impone, ma cambia la realtà accarezzandola e dandole risalto.
Nulla è più luminoso degli occhi di una persona che dice “Grazie”. Mi è capitato talvolta – forse non così spesso come avrei potuto e anche voluto – di aiutare qualcuno, di tendere una mano per sorreggere chi stava per cadere o per rialzare chi già era finito a terra. Qualche volta sono riuscito ad essere gentile con qualcuno che non conoscevo e che forse si sentiva solo tra di noi. Un gesto, un sorriso, una carezza: ci vuole così poco per far capire a qualcuno il nostro amore. E quel “grazie” che mi ha detto, e quella luce in quegli occhi grati mi hanno compensato in abbondanza.
Nulla è più luminoso degli occhi di una persona che dice “Grazie”. Ricordi quella volta che quel mio amico mi ha parlato del suo problema? Quello che stava per fare era sbagliato e, in fondo, lo sapeva anche lui. Ma è così facile seguire l’onda e fare del male, ferire qualcuno, lasciare dietro una traccia di sporco. Abbiamo parlato e, quella volta almeno, tu mi hai suggerito le parole giuste per fargli vedere che stava andando in una direzione falsa e per guidarlo ad una scelta più responsabile e seria. Lì per lì si è seccato con me e ci siamo lasciati male. Ma poi ci ha ripensato, ha capito, ha accettato ed ha avuto il coraggio di dirmi “grazie”. Quanta luce allora nei suoi occhi e quanta gioia nel mio cuore!
Nulla è più luminoso degli occhi di una persona che dice “Grazie”. Quando ho speso del tempo con un anziano malato, quando ho visitato quell’altro poverino ricoverato all’ospedale, forse non sono stato capace di riconoscere nel loro volto l’aspetto di Gesù, ma almeno ho messo tutta la mia buona volontà nel far loro trascorrere qualche minuto in compagnia. E alla fine, mi hanno ringraziato. Quanta luce allora nei loro occhi e quanta gioia nel mio cuore!
Se ci pensassi ancora, Signore, sono sicuro che sarei capace di trovare ancora altri punti di luce nella mia vita, piccoli doni che sono stato capace di fare: quando ho donato qualcosa di me al mio prossimo; quando ho superato la tendenza ad essere egoista e chiuso in me stesso; quando ho vinto la tentazione dell’ovvietà, per fare quello che fanno tutti, perché lo fanno tutti; quando sono riuscito ad affermare la mia libertà di fronte alla banalità del peccato; quando ho saputo riconoscere in me il tuo progetto di amore, che mi chiami a fare cose grandi e mi doni la tua santità perché anch’io possa essere un grande santo.
Ma lascia ora che io guardi avanti, all’anno che viene e alla sfida che mi lanci perché io sia luce del mondo “che fa luce a tutti quelli che sono nella casa”. Ci vorrà buona volontà da parte mia, per non perdere tempo in imprese inutili; ci vorrà attenzione per saper cogliere il momento nel quale tu mi chiami alla prova, che non deve passare senza avere la risposta adatta; ci vorrà sensibilità per capire il bisogno del prossimo al momento giusto e non quando sarebbe troppo tardi.
Ci vorrà soprattutto la capacità di restare vicino a tuo Figlio Gesù, che guidi i miei passi, rafforzi il mio spirito stanco, perdoni e corregga i miei errori. Che sia mio compagno nel cammino, mio maestro nella ricerca, mio fratello nella condivisione.
Per questo ti chiedo di aiutarmi, o Dio grande e buono che vuoi essere chiamato Padre. Sii Padre per me, fammi sentire la tua presenza attenta e premurosa, sorreggimi quando la strada è difficile e i miei passi sono incerti. Dammi il coraggio di rischiare, anche se devo offendere il perbenismo di alcuni. Fammi superare la paura di sporcare mani e piedi, nella missione di aiutare i miei fratelli a venire fuori dal fango. Purché il mio cuore rimanga puro e anzi lo diventi sempre di più, per essere esso stesso una luce che illumina.
Padre buono, vedo il mondo che va male, e anch’io posso confermarlo nella direzione sbagliata ed essere complice di quel male, o posso contribuire a raddrizzare il suo cammino. Vedo le tenebre, o Padre, ma la mia luce, che è la tua, le può sconfiggere. Dammi un anno di luce, Padre, e fai che il fuoco di amore che tu accendi in me non sia mai spento dal mio peccato, ma continui a dare calore e chiarore attorno a me.
Dammi un anno di luce, o Padre: la mia sarà una fiammella piccola e fioca. Ma unita a tutte le fiammelle dei miei fratelli, che camminano con me nel pellegrinaggio della vita, diventerà un fuoco grande, capace di incendiare il mondo intero. “Così risplenda la nostra luce davanti agli uomini, perché vedano le nostre opere buone e rendano gloria a te, Padre nostro, che sei nei cieli”.