Un secondo religioso, che veniva a lavorare in Delegazione due volte alla settimana, era il P. Derek Hanshell, esperto in Diritto Canonico e appassionato difensore della dignità nella liturgia. Era decisamente conservatore, senza essere seguace o simpatizzante di Mons. Lefebvre. Semplicemente avrebbe voluto che la riforma liturgica avesse conservato alcuni gesti ed atteggiamenti che, a suo parere, avrebbero reso la celebrazione più dignitosa e solenne.
Quando, specialmente a tavola, si parlava di problemi presenti nella Chiesa, aveva una frase che ripeteva spesso, come introduzione alle sue proposte: “Quando sono papa io…” Ma lo diceva senza avere specifiche speranze in proposito. Un’altra sua espressione tipica era il riferirsi agli Stati Uniti come “le Colonie”.
A nome di un gruppo di laici, appassionati della lingua latina, mi invitò a tenere una conferenza sull’uso del latino nella Curia Romana. Insistette tanto che, dopo molte reticenze, dovetti accettare. L’impegno era previsto per l’anno seguente. Mi diedi da fare, chiedendo aiuto a un latinista che conoscevo nella Segreteria di Stato, ma l’esito fu deludente, perché non ebbi mai risposta.
Fortunatamente per me, prima della data della mia conferenza, fui trasferito a Roma. Credo che fu quella l’unico risultato positivo di un cambiamento di sede, che non avevo né previsto né desiderato.