Fin da piccolo, ho avuto problemi con la respirazione dal naso, troppo stretto per lasciar passare facilmente l’aria. Per questo, all’età più o meno di sedici anni, mi furono tolti i turbinati, ma, nel corso degli anni, il problema era tornato e mi provocava frequenti emicranie.
Un medico a Belgrado suggerì un’operazione al setto nasale, per allargare il passaggio dell’aria. La sua diagnosi fu approvata dal mio medico di Fano, e quindi l’intervento fu stabilito per il 26 novembre 1986, nell’ospedale di Zemun, antica città sorta nel lato nord della Sava, ma ormai quartiere della capitale federale.
Il medico che mi doveva operare, disse che avrebbe usato l’anestesia generale. Mi spiegò che gli sembravo un po’ “coniglio”. Reagii con una certa vivacità, dicendo che non avevo paura e che la sua osservazione era offensiva. La suora infermiera, che agiva da interprete, mi spiegò però che l’espressione non indica per loro paura, ma una forte sensibilità. Il dottore mi tranquillizzò, dicendo che un’anestesia locale avrebbe nascosto i rumori e le pressioni dell’intervento, che mi avrebbero lasciato brutte sensazioni e spiacevoli ricordi.
Una volta addormentato, non mi resi conto di nulla, fino a quando, ormai a mala pena sveglio, fui portato nella stanza di ospedale, dove rimasi ricoverato per quel giorno e la notte seguente, insieme con altre quattro persone.
Vicino al mio letto c’era un giovane, che, come mi spiegò poi la suora, era stato operato alle orecchie, per ridurne la dimensione. Durante la notte, ogni tanto mi svegliavo e vedevo il ragazzo che, avvicinatosi, asciugava il sangue che mi usciva dal naso. Riuscii appena a dirgli “Hvala – Grazie”. La cosa si ripeté più volte.
Il giorno dopo mi fu permesso di trasferirmi nella casa delle religiose, che era all’interno del recinto ospedaliero. Così potei restare in una camera da solo, con il bagno a disposizione e la possibilità di celebrare Messa. Zemun è in Serbia e, mentre in Croazia le suore cattoliche erano state allontanate dal regime comunista da ogni opera di educazione e di assistenza, la loro presenza era tranquillamente permessa in Serbia, dove la popolazione è quasi totalmente ortodossa.
Quando, dopo alcuni giorni, il medico mi tolse dal naso tutta la garza che vi era stata infilata, il dolore fu intenso ma immediatamente la sensazione di poter respirare liberamente mi compensò di tutto. E da allora, il mal di testa non si presentò più, se non in casi eccezionali, e per altre ragioni.