Omelia Chiesa di Nostra Signora di Loreto

Lisbona – 7 aprile 2019 – 5ª Domenica di Quaresima

Cari fratelli e sorelle, cari amici,

In questa domenica di Quaresima, la Chiesa ci fa riflettere sulla misericordia di Gesù verso ciascuno di noi peccatori. L’episodio della donna colta in adulterio e presentata davanti al Signore per essere giudicata ci offre un esempio in più per capire quanto siano vere le parole di Gesù, quando ha detto: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

Le richieste insistenti dei Giudei volevano sentire dalle labbra di Gesù una parola di condanna, che poteva metterlo in contrasto con i Romani, che avevano riservato a sé il diritto di dare la morte a un condannato; oppure speravano di sentire parole di compassione, che lo avrebbero fatto diventare un bestemmiatore, e quindi degno anche lui di morte. Evitando la trappola che gli era stata tesa, il Signore non discute sulla sentenza e non dice se fosse giusta o ingiusta. Del resto, la legge di Mosè era molto chiara in questi casi, e Gesù non manifesta opposizione a quanto stabilito nella Scrittura. Egli chiede soltanto che essa sia applicata da chi si sente degno di farlo. È ci piace notare che nessuno, tra gli accusatori della donna, si giudica capace di passare ai fatti: tutti, con il loro silenzio e con il loro scivolare via dalla scena, riconoscono di essere peccatori. Tutti hanno fatto un bel passo avanti nella conquista della salvezza.

Succede però che solo alla donna sono rivolte le parole di incoraggiamento e di perdono da parte di Gesù: “Vai in pace e non peccare più”. Per quale motivo, gli altri uomini, che pure hanno dichiarato, con il loro atteggiamento, di essere peccatori non ricevono la stessa assicurazione di misericordia? La risposta è semplice: hanno confessato di essere peccatori, ma se ne sono andati. Così facendo, hanno mostrato di credere nello stesso modo di altri che, in altre occasioni, hanno detto di Gesù: “Cosa ha quest’uomo a che fare con il mio peccato? Sono peccatore e lo riconosco, ma lui non ha niente a che fare con questa situazione, che riguarda solo me e Dio, perché solo Dio può perdonare i peccati. Lui no”.

Ecco allora il messaggio, così incoraggiante per tutti noi: il Signore non ha paura dei nostri peccati. Per quanto siano grandi le nostre colpe, di fronte al nostro pentimento e al nostro desiderio di trovare ancora una volta la strada verso Dio, la salvezza conquistata da Cristo ci viene donata con generosità e senza limiti. Nessun limite per il perdono di peccati, nei quali cadiamo cedendo alla tentazione; nessun limite per il perdono di peccati ripetuti in continuazione; nessun limite per il perdono dei peccati più orribili, per i quali proviamo profonda vergogna. Dio non ci dice mai: “Adesso basta! La mia pazienza è esaurita. Non ti perdono più”. Da lui sentiamo sempre dire: “Non ti condanno, ma non peccare più”.

L’unico limite alla misericordia di Dio lo poniamo noi, quando non riconosciamo di essere peccatori, quando siamo innamorati del nostro peccato, quanto giudichiamo inutile la bontà del Signore perché le sue richieste ci sembrano assurde ed eccessive. In poche parole: il Signore non ci perdona solo quando noi non vogliamo essere perdonati.

In questi giorni di Quaresima, ormai verso lo sfociare nei giorni della Settimana Santa è bene che pensiamo a tutto questo, per prepararci a vivere, con sincerità e con semplicità, l’incontro con la misericordia di Dio nel sacramento della riconciliazione.

Però oggi, in questa giornata che è consacrata al ricordo della Vergine Santa, in questa chiesa dedicata alla Santa Casa di Loreto, potremmo sentirci un po’ sorpresi per l’episodio che ci è stato proposto dalla liturgia. Non è forse di cattivo gusto parlare della donna adultera, quando commemoriamo la tutta Santa, la Madre di Gesù, che non ha mai avuto neppure il più piccolo contatto con il peccato?

E invece la circostanza è proprio provvidenziale, perché ci aiuta a ricordare una verità che la Chiesa insegna da sempre: anche Maria, come ciascuno di noi, è stata perdonata. Anche a lei è stato perdonato ogni peccato, prima ancora che ella ne fosse contaminata anche minimamente. È questo il significato della verità insegnata dalla Chiesa che ricordiamo come l’Immacolata Concezione di Maria. La creatura umana – e Maria è anch’essa una creatura – non è per sé impeccabile, ed è solo con l’aiuto di Dio che può evitare il peccato. Maria ha ottenuto l’aiuto divino fin dal principio, così che le è stato evitato di cadere in qualsiasi peccato.

In un episodio riportato dal vangelo secondo Luca, di fronte ad una donna pentita dei suoi molti peccati, Gesù aveva detto: “A chi si perdona molto, molto ama”. Maria Santissima è colei a cui è stato perdonato di più e che quindi ha amato e ama Dio più di ogni altro.

Quando abbiamo la possibilità di entrare nella Santa Casa che è conservata a Loreto, abbiamo sempre la bella sensazione di entrare in contato con Maria, che proprio tra quelle pareti ha vissuto la sua vita, tutta dedicata al Signore, e lì ha risposto alla proposta di Dio che le è stata portata dall’angelo Gabriele. Ma la stessa emozione interiore la possiamo sentire anche qui, in questo grande tempio che porta anch’esso il nome di Loreto. La possiamo vivere nell’intimo della nostra coscienza ogni volta che, guardando all’esempio di Maria, riflettiamo sulla nostra vocazione cristiana.

Il “sì” di Maria deve diventare l’esempio per la nostra risposta alla chiamata divina per ciascuno di noi: nessuno al mondo potrà mai avere una missione così importante e alta come quella svolta da Maria, ma ognuno di noi ha qualcosa da fare, ed è importante mettere tutta la nostra buona volontà per compiere la nostra missione. Perché se io non faccio quello che Dio mi chiede di fare, nessuno lo farà al mio posto.

Prepariamoci dunque alla Pasqua, purificando la nostra coscienza da ogni contatto con il peccato. Nel prepararci alla confessione, sentiamoci accompagnati dalla Vergine Madre, che ci aiuta ad avere fiducia in Dio e ci incoraggia a compiere quel passo che ci farà amare Dio sempre di più, perché da lui ascolteremo ancora una volta quelle parole: “Non ti condanno, ma non peccare più”.