Una delle suore della Delegazione Pontificia di Londra frequentava una scuola popolare d’arte, a Putney, a poca distanza dalla residenza. Seguiva il corso di ceramica, al quale avrei desiderato iscrivermi anch’io. Quando chiesi, mi fu detto che la classe era completa. Decisi allora di scegliere la classe di disegno dal vero, e, armato di carta e carboncini mi recai alla prima lezione, in un pomeriggio di venerdì.
In mezzo all’aula c’era un mucchio di cuscini. Una ragazza, vestita con una specie di ampia vestaglia, si tolse quell’unico indumento e si pose sui cuscini, assumendo la posa suggerita dal maestro. Completamente nuda. La scolaresca, di meno di dieci persone, era formata da tutte donne di una certa età, da un ragazzo giovane – e bravissimo con la matita – e da me.
Lavorai alla meno peggio, e notai che il maestro non mi aiutava molto per capire le proporzioni, ma insisteva soprattutto sulla intensità dei segni e delle sfumature.
Tornato a casa, durante la cena raccontai ai miei due colleghi locali – il Delegato era assente – quello che era accaduto, e la reazione, a metà tra il serio e il faceto, fu di grande preoccupazione. Mi promisero preghiere per la salvezza della mia anima.
Il venerdì seguente, a pranzo, ricordai che stavo per andare a scuola di disegno e raccomandai loro di pregare per me. Il che promisero seriamente di fare. A scuola la scena fu la stessa, solo che, invece di una modella, ce n’erano due.
Tornato a casa, chiesi se la preghiera era stata fatta e mi assicurarono di sì. Li ringraziai e chiesi loro di insistere: “Le vostre preghiere funzionano. Oggi le modelle, invece di una, erano due!”