Durante l’estate del 1969, grazie ad alcune circostanze favorevoli, mi recai a Londra per cercare di imparare qualcosa di inglese. Se, come sembrava, ero destinato a lavorare nel servizio diplomatico della Santa Sede, era indispensabile studiare questa lingua, che ignoravo del tutto.
Grazie ai buoni servizi di una signora italiana che da anni viveva a Londra, Nazzarena Hawkins, dal 2 luglio al 30 agosto fui ospitato presso una famiglia di irlandesi, i signori Maloney. Fin dal primo giorno, insieme con Angelo, che era ospitato presso una famiglia vicina, mi recai nella vicina chiesa parrocchiale, per celebrare la Messa, e fui richiesto di concelebrare in inglese. All’inizio ci capii poco, ma, pian piano, cominciai a familiarizzarmi con i testi e, comunque, contavo sulla validità del rito, compiuto correttamente dal parroco o dal suo assistente.
In uno di questi primi giorni, all’uscita di chiesa, si presentò a noi una distinta signora di una certa età, la quale, avendo saputo che eravamo sacerdoti italiani al servizio del Papa, si offrì per aiutarci con l’apprendimento della lingua.
In pratica si trattava di questo: nel pomeriggio, Angelo e io andavamo a casa sua e cercavamo di intavolare qualche tipo di conversazione. Lei preparava qualche spunto adatto, dal giornale o da qualche pubblicazione, e ci incoraggiava a tentare di dire qualcosa, correggendo puntigliosamente la nostra pronuncia. Inutile dire che, all’inizio, erano silenzi imbarazzati ed equivoci clamorosi. Ma pian piano le cose migliorarono e, tra la scuola al mattino, alcune ripetizioni di una signora francese nel primo pomeriggio e infine con gli incontri con Miss Plummer, cominciammo a capire qualcosa e a dire qualcosa.
Quando poi, alla fine del primo mese, Angelo tornò a Roma, potei notare che la sua assenza mi avvantaggiava moltissimo: non per colpa sua, sia ben chiaro. Ma il fatto di non avere più la possibilità di parlare con lui, mi costringeva a tentare di farlo con gli altri, e quindi di fare maggiori sforzi di apprendimento. Ebbi allora anche un’esperienza eccezionale, con una visita a Cambridge, che racconto a parte.
Nel mese di giugno dell’anno seguente, tornai ancora a Londra per quattordici giorni. Scelsi di non frequentare nessun corso, ma frequentai quotidianamente Miss Plummer, e allora i progressi furono ancora più evidenti.
Quando poi, quattro anni dopo, fui trasferito dal Camerun alla Gran Bretagna, ripresi contatto con Miss Plummer, che visitai ogni settimana, normalmente il mercoledì pomeriggio. L’intenzione era doppia: mettere sotto controllo il mio inglese, che nel frattempo era diventato decente, e passare del tempo con lei, che mostrava segni di stanchezza dovuta all’età ed era costantemente sola.
Un ricordo, fino ad ora, molto grato e con episodi gustosi da raccontare. Ma non sempre facili da spiegare, perché causati da innumerevoli equivoci linguistici.