Messa sulla nave

Prima di partire, parlando con i Padri Pavoniani, chiesi come avrei potuto celebrare messa sulla nave, e ne fui tranquillizzato, perché mi dissero che in ogni nave c’era una valigetta con tutto il necessario per la celebrazione.

            Quando finalmente salii sulla nave, un enorme bastimento da carico chiamato “Pleiades”, mi rinchiusi subito nella cabina che mi era stata destinata e attesi la partenza. A suo tempo, quando la nave era già al largo, andai a salutare il capitano e mi resi conto che il trattamento che mi era riservato era di prima classe: cabina individuale con bagno, pasti con gli ufficiali, piscina sul ponte, nave a mia disposizione per qualsiasi esplorazione volessi compiere. Quando però chiesi della valigetta per la messa, mi fu detto che non avevano nulla del genere.

Dovetti quindi organizzarmi da solo e mi procurai tutto il necessario: pane sfornato dal cuoco di bordo, vino di ottima qualità, bicchieri, piatti e tovaglioli vari. Per i testi, la situazione era più complicata: avevo un librettino in portoghese con l’ordinario della messa, il breviario in latino per l’orazione colletta e, dalla piccola biblioteca a disposizione dei marinai, presi una Bibbia in italiano. Con tutto questo, elaborai delle liturgie certamente rimediate alla meno peggio, ma in definitiva accettabili e certamente valide.

La cosa importante era che eravamo partiti da Vitoria il 31 ottobre e il giorno seguente sarebbe stata la solennità di Tutti i Santi, seguita poi dalla ricorrenza dei defunti. Vari marinai espressero il desiderio di avere i loro cari ricordati nell’Eucaristia. Durante i quindici giorni della traversata, due volte offrii la messa per tutto l’equipaggio e gli altri giorni, nell’atrio della mia cabina, celebrai con la partecipazione di qualche marinaio, che desiderava pregare per i propri morti.

Tornato a Roma, raccontai questo aspetto del viaggio a Monsignor Dossena, allora ospite in Accademia. Da lui venni a sapere che, per celebrare messa sulle navi, era necessario uno speciale permesso della Santa Sede, permesso che io ovviamente non avevo. Ma lui stesso concluse: “Comunque, il Signore è stato contento lo stesso”.