Marise

Marise era consigliera culturale nell’Ambasciata di Francia a Belgrado. Era molto simpatica e gioviale, e, nel giro di pochi incontri, ha manifestato nei miei confronti una preferenza molto evidente, notata e commentata dai nostri colleghi del Corpo Diplomatico.

Non vorrei cadere nella colpa, oggi considerata grave, del “body shaming”, ma è necessario riconoscere che, pur essendo di aspetto attraente, era piuttosto sovrappeso. Quando un gruppo di signore diplomatiche si stava organizzando per una spedizione a Parigi, per acquistare cosmetici, una disse che doveva comperare del fondotinta per Marise. E l’Ambasciatore del Perù chiese: “Quanti galloni?”

Nel corso di una cena all’Ambasciata d’Italia, alla quale fortunatamente non ero presente, pare che il discorso sia caduto sulla nuova malattia di cui si cominciava a parlare, con timore e un certo scandalo: l’AIDS. Nella conversazione, qualcuno che se ne intendeva, sottolineò il fatto che questa malattia si trasmetteva soprattutto attraverso relazioni sessuali. Al che Marise uscì con una affermazione di una disarmante sincerità: “Quando ero a San Francisco, credo che potevo fidarmi dei miei partners … Beh, se non di tutti, almeno di quasi tutti”.

Pare che la conversazione si sia bloccata, e che ne sia seguito un lungo silenzio, decisamente imbarazzato.