4 maggio 2008
Un’attenta lettrice mi ha chiesto di spiegare meglio una frase, contenuta nell’articolo sul “Messaggio della Santa Casa” dello scorso mese di aprile. Avevo scritto: “Dio ha potuto fare quello che per nessun altro può: si è scelto una Madre, anzi, ha potuto modellarla nel modo migliore possibile. Il Divino Artista ha fatto di Maria la creatura più perfetta che si potesse pensare, quella che non avrà mai eguale nella storia dell’umanità”.
Secondo un’interpretazione divertente, ma non irriverente, Dio avrebbe creato Eva, perché, rimirando l’uomo appena fatto, si sarebbe detto: “Ma io posso fare qualcosa di meglio!” Questa è un’invenzione scherzosa, ma è vero che, secondo la narrazione del libro della Genesi, mentre Dio ha plasmato Adamo usando come materiale “la polvere del suolo” (2,7), per creare Eva ha utilizzato “la costola che aveva tolta all’uomo” (2,22). Un materiale quindi ben più nobile del primo.
Subito dopo il peccato dei nostri progenitori, Dio aveva abbozzato un progetto di salvezza, facendo intravedere una lontana figura di donna, nemica del serpente, il cui seme ne avrebbe schiacciato la testa (Gen. 3,15). Molti secoli trascorsero prima che il piano di Dio potesse diventare realtà: all’inizio ci fu la chiamata di un uomo fedele – Abramo – che diventò il padre di una nuova nazione; poi il lungo cammino di liberazione del popolo eletto che, con Mosè, ricevette una sua identità e una sua legge; e poi, con Davide, la fondazione di una dinastia, che sarebbe stata benedetta per sempre (2 Sam. 7,29).
Dio guidò il popolo d’Israele attraverso un lento cammino di purificazione, che incontrò resistenze e ritardi, per i tanti tradimenti che ne punteggiarono la storia. Ogni tanto, però, apparvero persone più sensibili alla parola di Dio, e tra queste alcune donne, che ebbero il privilegio di partecipare alla storia della salvezza, anticipando la visione di quella “donna” che, attraverso il suo figlio, sarebbe stata finalmente vincitrice del male. Pensiamo a Sara, a Rebecca, ad Anna, la madre di Samuele, e alla madre di Sansone: tutte addolorate per la loro sterilità e quindi madri per dono di Dio. Pensiamo a Rut, la straniera fedele, che entra nella famiglia di Davide e annuncia la chiamata di tutti i popoli alla salvezza. Pensiamo a Giuditta ed Ester, le due leggendarie eroine, che rischiano la vita per salvare l’intero Israele.
Nella “pienezza dei tempi”, si era formato un resto minuscolo, un piccolissimo gruppo di persone scelte, finalmente pronte ad accogliere il Messia – Salvatore. Tra questi pochi, ci sono nomi che conosciamo bene: Elisabetta e Zaccaria, i genitori di Giovanni il battista; il vecchio Simeone e la profetessa Anna; e quindi i genitori di Maria, i cui nomi ci sono trasmessi solo da antiche tradizioni: Gioacchino e Anna. Maria fu scelta fin da prima del suo concepimento, per essere la madre purissima del Figlio di Dio, e fu per questo preservata da ogni contatto con il peccato.
Ecco quindi che Dio, all’inizio di una nuova creazione, forma la nuova Eva. Possiamo pensare che in questo atto, così a lungo atteso e preparato, Egli abbia messo meno cura che nella formazione della prima donna, giustamente ammirata come capolavoro della creazione? Maria sarà proclamata la Figlia di Sion, la più bella tra donne, la figlia perfetta del popolo d’Israele. Non possiamo immaginarne la bellezza, che contempleremo solo in cielo. Ma fin da ora abbiamo la gioia di sapere che in essa, la piena di grazia, Dio ha posto il meglio della sua capacità creativa, ed ha formato con attenzione amorosa la mamma più bella, quella che potesse essere degna di ricevere nel suo seno e di portare al petto il Suo Figlio incarnato.
Siamo ora nel mese di maggio, quando la natura esplode in una nuova bellezza, dopo i rigori dell’inverno e gli inizi incerti della primavera. Nella tradizione cristiana, questo mese è dedicato a Maria, ed è facile pensare che questa scelta sia stata fatta proprio per questa identificazione in Lei di santità e bellezza. Nelle litanie lauretane, un’invocazione si rivolge a Maria, chiamandola “Rosa mistica”. È un titolo bello e pieno di significato, perché adopera l’immagine della rosa, un fiore che si distingue tra gli altri per la sua eleganza solenne e per il profumo, discreto e inconfondibile. Così è Maria, bella al di là di ogni umana immaginazione e insieme ricca di quel profumo spirituale, dato dalla pienezza di Dio in lei, della cui fragranza di santità noi tutti ci arricchiamo.