In occasione dell’Anno della Misericordia (8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016), la Regione Marche ha allestito una mostra sul personaggio di Maria Maddalena, curata da Vittorio Sgarbi, il quale ha raccolto varie opere sul tema, di varie provenienze.
MADDALENA TRA PECCATO E PENITENZA
Testo per il catalogo
La celebrazione dell’Anno Giubilare, voluto da papa Francesco e dedicato al tema della misericordia di Dio, ha suggerito nella nostra regione lo svolgimento di iniziative di diversa natura, orientate comunque ad una riflessione sul tema proposto, che, nella sua inesauribile ricchezza, si fa presente in molteplici manifestazioni della creatività umana: siano esse nel campo della poesia o della musica o delle arti figurative.
Il Museo – Antico Tesoro della Santa Casa di Loreto, ospitato nella prestigiosa sede del Palazzo Apostolico, dà ora spazio ad una esposizione che esamina la figura di Maria di Magdala, discepola del Signore, che è stata ed è fonte di ispirazione per gli artisti di tutti i secoli.
Lasciando ad altri, competenti in materia, l’analisi dei meriti artistici della mostra, rivolgo la mia attenzione a un aspetto che mi è più familiare: la persona di Maria di Magdala, quale è presentata dai quattro Vangeli canonici, di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Nel fare questo, devo avvertire subito che l’iconografia tradizionale di Maria Maddalena attinge in gran parte la propria ispirazione dai racconti fantasiosi e leggendari dei vangeli apocrifi, sorti in epoca più tarda e spesso creati ad arte per sostenere dottrine non appartenenti al deposito della nostra fede cristiana.
Queste tradizioni, accolte senza troppa attenzione critica, furono poi rese popolari attraverso la “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine, opera redatta dal 1260 al 1298. Il testo, scritto in latino, è di poco valore storico ma purtuttavia è fondamentale per capire la simbologia e l’iconografia delle diverse feste liturgiche cristiane e dei santi ricordati nel calendario. Trattando di Maria Maddalena, l’autore esercita molta fantasia e creatività, e risolve il problema della identificazione dei diversi personaggi unificando Maria di Magdala con Maria di Betania e con la peccatrice anonima del capitolo 7 di San Luca.
Quello che i Vangeli invece ci dicono di Maria è questo: dal nome capiamo che era originaria della cittadina di Magdala, in Galilea; Luca la ricorda, con altre, tra le donne che seguivano Gesù ed il gruppo degli apostoli, e specifica che da lei “erano usciti sette demoni” (Lc 8,2). Il particolare è ricordato anche nella conclusione del Vangelo di Marco (Mc 16,9). Questo può significare che Maria era stata affetta da qualche grave malattia, attribuita alla presenza di spiriti cattivi, oppure, forse più probabilmente, che era stata vittima di una possessione demoniaca, dalla quale era stata liberata dal Signore. In ogni caso, non si tratta di una condizione di peccato voluto ma di una sofferenza subita. Maria di Magdala non è mai ricordata come una peccatrice pentita, anche se, come ciascuno di noi, avrà avuto i suoi difetti morali e sarà stata quindi bisognosa del perdono divino. Non è comunque la donna che lava ed unge i piedi a Gesù, nel Vangelo di Luca (Lc 7,36-50); non è l’adultera salvata del Vangelo di Giovanni (Gv 8,2-11); e tanto meno è l’altra Maria che a Betania ripete il gesto di amore dell’unzione dei piedi di Gesù (Gv 12,1-8).
Maria di Magdala è ricordata nei racconti della passione del Signore, ed è indicata tra coloro che sono restate accanto al Maestro anche sul Calvario. L’iconografia cristiana si è impadronita di questa immagine e quasi sempre, nella scena della crocifissione, Maria Maddalena è rappresentata ai piedi della croce, prostrata in un pianto disperato. La stessa è tra le donne che assistono alla sepoltura di Gesù nel sepolcro di Giuseppe d’Arimatea: anche su questo episodio, la testimonianza dei Vangeli è unanime. Lei è quindi una delle tre Marie che si recano al sepolcro la mattina del primo giorno della settimana, e che scoprono che la tomba è stata aperta ed è vuota.
Il Vangelo secondo Giovanni aggiunge l’episodio intenso dell’incontro tra Gesù risorto e la Maddalena, che resta vicino al sepolcro e piange perché pensa che la tomba sia stata profanata. Inizialmente, non riconosce il Maestro, che le parla e che lei scambia per il custode del giardino. Capisce però di chi si tratta, appena Gesù la chiama per nome, e la sua reazione è non solo un riconoscimento ma anche un atto di fede. È allora che ella riceve l’incarico di andare ad avvertire gli apostoli della risurrezione del Signore, ed è quindi la prima testimone di questo evento fondamentale della nostra fede.
Per questo, proprio in occasione della celebrazione liturgica di S. Maria Maddalena, il 22 luglio, Papa Francesco ha voluto che Maria di Magdala fosse ricordata nel calendario con il titolo esclusivo di “Apostola degli Apostoli”.
Che dire quindi del secondo aspetto nella iconografia di Maria Maddalena, quello cioè della sua vita di penitenza? Anche questa deriva da tradizioni apocrife e, con ogni probabilità, ne mescola il ricordo con quello che si narra di Maria Egiziaca, la quale, convertitasi al cristianesimo dopo aver esercitato la prostituzione, si diede ad una penitenza severa e visse per quarantasette anni in nascondimento, resa brutta dalle privazioni, rinsecchita e vestita soltanto dei suoi capelli, che aveva lunghissimi.
Quando i nostri fratelli delle Chiese Orientali si trovano di fronte alla famosa statua lignea di Donatello, esposta al Museo dell’Opera di Firenze, identificano questa immagine con quella di Maria Egiziaca. Naturalmente, la guida evita saggiamente di ricordare che invece il buon Donato di Niccolò di Betto Bardi intendeva scolpire Maria Maddalena. Il fatto semplice è che, nella tradizione della Chiesa Orientale, la confusione iconografica attorno alla figura di Maria di Magdala non è accaduta.
Dobbiamo quindi concludere che questa mostra sottolinea soprattutto due aspetti della vita di Maria Maddalena, ambedue probabilmente non veri e certamente non basati sul dato biblico. Questa constatazione non toglie però nulla al valore delle opere, nelle quali i diversi artisti hanno espresso le loro qualità creative. Nello spirito del Giubileo della Misericordia, la contemplazione di questi capolavori potrebbe anzi ispirare ciascuno di noi, che certamente conosciamo l’esperienza del peccato, a imitare la santa nella sua vita di pentimento e di penitenza.