Nanni Monelli – Giuseppe Santarelli, “Le fortificazioni di Loreto”, Edizioni Santa Casa, 2010.
PREFAZIONE
Discutevo un giorno con l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Bolivia, mentre guardavamo insieme l’Ambasciata del suo paese, recentemente inaugurata nella città di La Paz. L’edificio – un enorme parallelepipedo di cemento armato, con delle strette feritoie come unico elemento decorativo – era, a dir poco, orribile. L’Ambasciatore giustificava il disegno così deprimente con le ragioni poste dalla sicurezza – che nel caso considerato erano francamente esagerate: senza dubbio, brutto – dicevamo tutti e due; ma sicuro – aggiungeva lui!
Mi venne spontaneo rispondergli che in Italia avevamo tanti castelli che erano stati costruiti in maniera da non essere mai violati da nessun nemico, ma che erano bellissimi. Pensavo allora all’eleganza del castello di San Leo, ma avrei potuto ricordare anche le fortificazioni di Mondavio, Cagli, Senigallia, e tanti altri edifici, maggiori o minori, che punteggiano le nostre regioni e che aggiungono ad esse un elemento di eleganza, anche se sono posti in luoghi difficilmente raggiungibili e sono ancora pronti a sfidare qualsiasi attaccante.
A quel tempo, non sapevo nulla della speciale natura della Basilica di Loreto e del suo carattere di edificio destinato anche al controllo del mare Adriatico e alla difesa della città. Come ogni pellegrino che arriva al Santuario, e come ogni viaggiatore che passa lungo l’autostrada, avevo naturalmente notato la lunga teoria di fornici, che si aprono lungo il perimetro delle absidi e che, durante la notte, sono messi in risalto dall’illuminazione. Ma non mi ero mai posto la domanda della ragione di quella che mi sembrava soltanto una decorazione, molto elegante ma priva di uno scopo preciso.
Ed ecco quindi, molto opportuno, lo studio presentato da P. Giuseppe Santarelli, OFM cap. insieme con l’Architetto Gianni Monelli. I due autori, ben noti da tempo per le loro pregevoli pubblicazioni sui monumenti lauretani, esaminano i diversi aspetti delle architetture militari, eseguite attorno alla Basilica ed anche nella struttura della medesima. Di queste si spiegano le ragioni storiche che le richiesero, quando il pericolo di assalti da parte di pirati saraceni era molto reale e vicino. Si analizzano quindi i diversi elementi delle fortificazioni stesse, comprese poi nel contesto dell’intero progetto di difesa del Santuario e della cittadina di Loreto, voluto dal Papa Sisto V.
Gli autori differiscono talvolta nella giustificazione delle opere difensive, che al Monelli sembrano non molto adeguate a respingere degli attacchi provenienti dal di fuori. Questa disparità di opinioni, rende la lettura anche più interessante, e permette all’attento lettore di farsi una propria idea circa l’argomento. Lo studio è comunque accurato, esauriente ed opportunamente corredato da grafici delle diverse fasi di progettazione e di costruzione.
Con questo volume, Santarelli e Monelli confermano la loro fama di studiosi attenti e competenti e forniscono una nuova tessera al mosaico di monografie dedicate alla “questione lauretana”, che viene così ulteriormente arricchita e approfondita. Da parte loro, le Edizioni Santa Casa aggiungono un nuovo titolo alla già interessante serie di pubblicazioni, tutte dedicate a far conoscere sempre più e sempre meglio le tante ricchezze di arte e di cultura legate al Santuario di Loreto.
Mi si permetta, in conclusione, un gioco di parole, per contraddire scherzosamente quanto affermato da P. Santarelli alla fine del suo testo. Osservando che le fortificazioni lauretane sono state così ben costruite da scoraggiare ogni assalto di nemici, che di fatti non hanno mai provato ad attaccarle, egli vi trova una conferma del detto latino: “Si vis pacem para bellum”, che potrebbe sembrare un antesignano del più recente “equilibrio del terrore”, usato al fine di evitare le guerre. Guardando alla bellezza dei camminamenti di ronda e dei bastioni che racchiudono il centro storico di Loreto, vorrei tanto cambiare l’espressione in: “Si vis pacem para pulcrum” – se vuoi la pace, prepara qualcosa di bello. Anche i pirati più spietati possono fermarsi in ammirazione di fronte alla bellezza, e dimenticare la violenza che è sempre stata la loro vocazione. E diciamo pure che la bellezza, che è di casa a Loreto, giunge a noi come dono privilegiato di Maria, la Madre tota pulcra – tutta bella del Verbo Incarnato.