Nei primi mesi di seminario, lo devo riconoscere, ero piuttosto grezzo nei miei comportamenti. Nel modo di fare dei seminaristi ci sono tanti piccoli dettagli, acquistati con la pratica di anni e con l’esercizio costante di autodisciplina, che a me, fino ad allora, erano semplicemente sconosciuti.
Il che vuol dire, in definitiva, che di brutte figure ne ho fatte tante e altrettante volte mi sono sentito addosso il giudizio critico dei miei compagni, non espresso ma manifestato con qualche sguardo al cielo e qualche sorriso di compassione.
Nicola prese per sé la lodevole missione di educarmi. Ricordo che più volte, specialmente quando eravamo a tavola, mi riprendeva, e cominciava sempre con la frase: “Un bravo seminarista non fa…” e seguiva la descrizione di quello che io stavo appunto facendo. Una volta si pose addirittura come esempio, in modo che io potessi imitare lui, che, lo disse proprio, era un bravo seminarista. In quella occasione mi vendicai facendo un disegno in cui rappresentavo Nicola svolazzante come un santo nel cielo, con la dizione “S. Azzollino martire”. Ho conservato gelosamente il disegno, che è ancora oggi con me.
Le lezioni giunsero però a un brusco termine, quando, ad un suo nuovo intervento, persi malamente la pazienza, e gli replicai: “Un bravo seminarista non rompe le scatole al prossimo!”
Il lato più bello della storia è che da allora siamo stati sempre buoni amici, ci siamo voluti bene e io ho sempre avuto per lui una grande stima.
Spero che se ne ricordi adesso, quando, secondo tutte le ragionevoli previsioni, dovrebbe essere veramente uno svolazzante santo nel cielo.