La chiesetta di Santa Barbara

Anche se non ricordo la ragione per l’invito che avevo ricevuto, il fatto è che il 3 dicembre 1990 mi trovai nella località di Chani, non lontano dal Lago Titicaca, per celebrare Messa in una chiesetta dedicata a Santa Barbara. Il ricordo liturgico della martire, patrona di pompieri, artificieri e marinai, cade il 4 dicembre, giorno del mio compleanno. Forse proprio per questo accettai di andare.

Santa Barbara

 Terminata la Messa, ci furono alcune manifestazioni all’esterno, con danze tipiche, che stavo cominciando a conoscere e ad apprezzare. Quello che rendeva la cosa un po’ disagevole era l’abitudine dei danzatori di invitare l’ospite d’onore a ballare con loro. I passi erano piuttosto semplici, e si potevano imparare facilmente, ma muoversi a quell’altitudine – eravamo sui 4.000 metri – richiedeva un certo sforzo fisico e polmoni resistenti.

 Il primo invito venne da un gruppo di donne che, all’apparenza, dovevano essere molto anziane. Pensai che si sarebbero stancate alla svelta e mi unii a loro. La mia previsione era molto sbagliata: quelle che mi erano sembrate innocenti vecchiette, avevano una energia inesauribile. Arrivò il momento in cui dovetti arrendermi, e mi fu permesso tornare alla mia sedia. Ma le donne presero il frate e continuarono a ballare con lui, senza mostrare nessun segno di stanchezza.

Morenada

Non ricordo quante volte fui chiamato per unirmi ai balli: dopo qualche tempo, cominciavo a vedere palline blu da ogni parte e dovevo chiedere di fermarmi.

Nel programma era anche compresa la presenza di un gruppo folcloristico della Morenada, una danza lenta e ripetitiva, caratterizzata da vestiti pesantissimi e mostruosi, completati da una altrettanto mostruosa maschera. Anche per questo ricevetti l’invito a unirmi e, meno male, mi fu risparmiata la necessità di indossare la maschera. Ma il vestito pesava sui 40 chili, e muoversi con quello addosso era un’impresa. Alla fine, sono riuscito a sopravvivere. Santa Barbara mi ha fatto la grazia.