La celebrazione di Ðakovo e Monsignor Jadot

Il 5 luglio 1985, alla celebrazione del 1.100° anniversario della morte di S. Metodio a Ðakovo, erano presenti alcune delegazioni provenienti da diversi paesi europei. Tra queste, ebbi l’occasione di parlare con un gruppo proveniente dall’Inghilterra e con un altro proveniente dal Belgio.

Ai primi, dissi che avevo prestato servizio a Londra, e mi chiesero in quali anni fossi stato là. Quando indicai le date dal 1974 al 1976, uno degli interlocutori commentò: “The turning point of the Catholic Church in England – La svolta della Chiesa Cattolica in Inghilterra”. Il riferimento era alle nomine compiute in quegli anni, con i nuovi arcivescovi di Westmister e Liverpool e con una serie di altri vescovi, con una formazione non più esclusivamente irlandese e romana ma soprattutto “British”. Era il progetto voluto da Monsignor Heim, che ne aveva il merito, ma anche io avevo avuto la soddisfazione di preparare materialmente le provviste.

Parlando con il gruppo dei belgi, volli ricordare che il primo Nunzio con cui avevo lavorato era stato proprio un belga, Monsignor Jadot, per il quale, aggiunsi, conservavo la stima più alta. Al che i miei ascoltatori ebbero la strana reazione di mettersi a ridere. Ne chiesi ragione, con un po’ di risentimento, ripetendo le affermazioni del mio apprezzamento per Jadot. Al che mi indicarono uno di loro, un giovane religioso domenicano: “Non riconosce l’aspetto?” In effetti, avrei potuto cogliere qualche somiglianza: si trattava di un nipote di Monsignor Jadot, figlio di una delle sue sorelle.

Anni più tardi, quando a Bruxelles incontrai il mio vecchio Nunzio, gli raccontai l’episodio, ma egli mi disse che, nel frattempo, quel suo nipote era morto.