Interlocutori in Vaticano

Negli uffici della Curia Romana, ci sono tante persone, esperte e dedicate, che mantengono i contatti diretti con le diverse Nunziature, a seconda delle competenze loro assegnate. La Nunziatura di Nairobi, trovandosi in un territorio completamente affidato alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, doveva riferire la gran parte delle sue questioni a quell’ufficio.

Data la speciale attenzione che il Cardinale Prefetto, Joseph Tomko, aveva per il Kenya, come ho già spiegato, i miei rapporti di lavoro erano soprattutto con lui. Ma c’era anche un efficientissimo Sottosegretario, che era capace di trasmettere rapidamente informazioni utili e di risolvere eventuali problemi di procedura.

Quando la direzione della Congregazione fu affidata ad altri, ci fu un ampio rimescolamento di competenze e, per ragioni diverse, i punti di riferimento furono cambiati. Tanto per intenderci, diciamo che la macchina rischiava di incepparsi, e ritardi e incomprensioni furono all’ordine del giorno.

In Segreteria di Stato, in quella che era ormai chiamata la Seconda Sezione, o la Sezione per i Rapporti con gli Stati, c’era un giovane diplomatico al quale erano stati affidati diversi paesi del continente africano. Anche se le questioni keniane di competenza diretta di quell’ufficio non erano molte, trovai utile svolgere con lui delle conversazioni panoramiche su tutte le vicende legate al quel paese e a quella Chiesa.

Con il passare degli anni, gli furono affidate altre responsabilità e lui stesso mi indicò il nome di chi, al posto suo, avrebbe seguito il Kenya. Parlai con questo nuovo interlocutore una volta sola. Non ne ebbi una grande impressione e giudicai inutile insistere. A vedere come le cose sono andate avanti, non credo che i miei giudizi, molto positivo nel primo caso e piuttosto riservato nel secondo, fossero del tutto sbagliati.