Incontro dei Nunzi in Africa

Dal 9 all’11 marzo 1998, si tenne in Vaticano un incontro di tutti i Nunzi al lavoro nel continente africano. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso, con il raggiungimento dell’indipendenza, le nuove nazioni avevano voluto allacciare rapporti diplomatici con la Santa Sede, per cui il numero delle Nunziature aperte in Africa era cresciuto moltissimo. In quella circostanza, eravamo almeno 25.

Le relazioni che ci furono offerte dai responsabili delle diverse Congregazioni ebbero qualche interesse, a seconda della capacità dei relatori. Ma non potevamo fare a meno di notare che questi ci stavano raccontando quello che noi avevamo raccontato loro.

I momenti più utili furono quelli in cui, a turno, abbiamo avuto la possibilità di esporre il nostro pensiero sui temi che erano stati esposti. Dato che si seguiva l’ordine alfabetico, a me toccò di parlare il secondo giorno, quando gli argomenti da trattare erano aumentati di numero. Per questo, il limite di tempo che era stato stabilito il primo giorno fu tranquillamente superato da tutti. Ma,  quando fu il mio turno, il SdS suonò il campanello appena raggiunsi i quattro minuti canonici.

L’ultimo pomeriggio fu dedicato a una libera discussione. Libera fino a un certo punto: volendo intervenire, chiesi la parola tante volte, ma non mi fu mai concessa. Il mio braccio si alzò in continuazione, ma si direbbe che non sia stato mai visto.

Il giorno seguente, mentre parlavo con il Sottosegretario, passò Mons. Tauran che, ridendo, mi disse: “Vedo che stai dicendo a lui tutto quello che non ti hanno fatto dire ieri!”. Gli chiesi: “Te ne sei accorto?”  “Sì”.

Evidentemente, l’antica antipatia nei miei confronti non era diminuita, e ne ebbi la prova anche più tardi, in circostanza molto più serie e con conseguenza più gravi.

Ma almeno il Papa sorride