Questo famoso uomo politico boliviano si era ritirato dalla vita pubblica nel 1989, al termine del suo terzo mandato presidenziale.
Paz Estenssoro era stato l’autore di una importante rivoluzione sociale nel paese, durante la sua prima presidenza, dal 1952 al 1956. Aveva introdotto grandi riforme, la riforma agraria innanzi tutto, e le aveva imposte con metodi violentissimi. Si diceva di lui che, anche se eletto democraticamente, aveva gestito il potere in maniera dittatoriale, arrestando ed eliminando fisicamente i suoi oppositori.
Per qualche tempo, era stato uno dei leader mondiali del movimento dei non allineati, insieme con lo jugoslavo Tito, l’egiziano Nasser e l’indiano Nehru.
All’età di 78 anni, fu ancora una volta eletto presidente, per rimediare la disastrosa situazione economica della Bolivia, afflitta da una iperinflazione galoppante. Si raccontava che in quei mesi, per andare a fare acquisti, si doveva impiegare un portatore di denaro, controllato dal proprietario con un guinzaglio: ma un intero zaino di moneta serviva per comperare un peso equivalente di cibarie. Al termine della sua ultima fatica, l’economia del paese era stata riportata ad una decente normalità.
Nel mese di giugno 1995, in occasione di una permanenza di cinque giorni in diocesi di Tarija, insieme con il vescovo diocesano e il suo coadiutore, mi recai a visitare Victor Paz Estenssoro, allora ottantottenne.
La conversazione fu piacevole, ma senza contenuti di particolare interesse. L’ex presidente scherzò sul soprannome che gli era stato dato, “dinosauro”, per la sua lunga presenza nel mondo politico. Sapevo però che, da sempre, era stato popolarmente nominato come “el mono – la scimmia”, per la conformazione del suo viso. Ma non credo che questo soprannome gli facesse piacere.