Seguendo un’antica tradizione, un vescovo deve avere uno stemma che quasi sempre si accompagna con un motto, che rifletta l’ideale di vita di chi serve nella Chiesa come Successore degli Apostoli.
Quando mi preparavo all’ordinazione presbiterale, nel 1966, mi ero fatto accompagnare dalla frase conclusiva dell’inno “Te Deum laudamus”, che dice: “In te Domine speravi, non confundar in aeternum”. A suo tempo pensai che lo stesso poteva essere il mio motto da vescovo. Mi resi però conto che questa stessa frase era stata scelta da molti vescovi, ed era quindi poco originale. Inoltre, anche se quelle parole sono belle, esse sembrano rinchiudersi in una considerazione soltanto personale.
Presi allora l’ispirazione dal mio Santo patrono, San Giovanni Evangelista, e scelsi tre parole latine tratte dalla sua 1ª lettera: “Prior dilexit nos – Egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19). Questa frase dà la migliore definizione dell’amore di Dio per noi: un amore che precede, prende l’iniziativa, ci sfida a dare una risposta.
Prima che noi lo conoscessimo, prima persino che noi potessimo avere qualche idea della sua esistenza e della sua natura, Dio ci ha amati. Quando abbiamo cominciato a cercarlo e a conoscerlo, ci siamo accorti che egli già ci stava aspettando, con il suo amore di Padre.
Attraverso le tre parole del mio motto, propongo a me e a coloro che incontro nel mio cammino il messaggio dell’amore di Dio, come dono da scoprire e da condividere con tutti.