A quanto ho saputo, il Dr Hans von Dreyhausen viveva negli Stati Uniti dal 1938. Austriaco, era allora in servizio nell’Ambasciata del suo paese a Washington. Quando l’Austria fu incorporata nel Reich di Hitler con l’Anschluss, egli rifiutò di tornare in patria, uscì dal servizio diplomatico e rimase in America. A quanto ho potuto sapere, non svolgeva nessun lavoro, il che dovrebbe significare che avesse denaro sufficiente per sopravvivere senza uno stipendio.
Come suo ideale di vita, aveva scelto di lavorare per creare relazioni di dialogo e di comprensione tra paesi e religioni. Nelle Ambasciate che si rendevano disponibili, organizzava cene con ospiti delle più diverse provenienze, e agli intervenuti egli rivolgeva un discorso, nel quale sviluppava i suoi ideali. In una di queste occasioni, ospitata dalla Nunziatura, feci la sua conoscenza.
Era appassionato di musica e conosceva molti grandi musicisti. Aveva un abbonamento al Kennedy Center per due persone e, visto il mio interesse per la musica classica – che è vero, anche se è accompagnato da una totale ignoranza dell’arte musicale – mi offrì di andare con lui, con un accordo che prevedeva che io lo prelevassi in auto e lui provvedesse l’ingresso.
Così ebbi l’occasione di ascoltare concerti straordinariamente belli, con artisti di primo piano, come Yehudi Menuim, Isaac Stern, Rostropovich, che potemmo anche salutare personalmente, dato che lui li conosceva bene. L’unica attenzione che dovevo avere era quella di non manifestare troppo la mia ignoranza, che avevo confessato ma che non volevo far apparire in maniera plateale.
In una nostra conversazione, il Dr Dreyhausen mi disse di essere molto interessato ai nomi delle persone, che, secondo lui, potevano contenere messaggio interessanti e rivelatori. Dato che fece alcune considerazioni positive sul mio nome, scherzando gli dissi che, al Battesimo, oltre a Giovanni mi erano stati dati altri nomi: Vincenzo, Felice, Fortunato, Ivangelo. Ognuno di essi aveva una ragione ben precisa e l’unico senza una spiegazione particolare era il primo, Giovanni, che – meno male – era stato scelto solo perché piaceva ai miei.
Quello che ne seguì fu che da allora, quando mi inviava qualche biglietto per posta, il Dr Dreyhausen scriveva tutti i cinque nomi nell’indirizzo. Quando cercai di fargli capire che quei nomi erano soltanto scritti nel libro dei battesimi, e non avevano nessuna rilevanza in campo civile, non volle rinunciare al loro uso, perché, secondo lui, indicavano qualcosa di molto importante. Non mi disse mai in che cosa consistesse il messaggio in essi contenuto, ma questa mancata conoscenza non mi ha creato un particolare rammarico.