“Giovanni XXIII pellegrino a Loreto e Assisi”, Cangemi Editore, Roma, 2012
PREFAZIONE
Sono ancora molti quelli che, o per essere stati presenti o per aver seguito l’evento attraverso le immagini televisive, hanno vissuto il viaggio di Papa Giovanni XXIII a Loreto e Assisi, in quel lontano 4 ottobre 1962. Non so fino a che punto ci siamo allora resi conto che stavano assistendo ad un fatto storico: la prima uscita di un Papa da Roma, da quando si era concluso il processo della unificazione politica d’Italia.
Ma anche se coscienti dell’importanza del momento, non potevamo certo immaginare che quel primo rapido pellegrinaggio, compiuto in treno e nello spazio di un solo giorno, avrebbe aperto una stagione nuova nella vita della Chiesa: quella dei viaggi apostolici dei Papi, che hanno portato i successori di Papa Giovanni in ogni parte d’Italia, d’Europa e del mondo.
La presenza del Papa Buono a Loreto ha lasciato tracce profonde, fin dal primo momento, per la motivazione che lo aveva spinto a intraprendere questo viaggio, quando egli era già consapevole di essere malato e di avere quindi un limitato spazio di vita. Il grande Pontefice portava con sé, ai piedi di Maria, la grande impresa del Concilio Ecumenico, che egli, con ispirata decisione personale, aveva voluto, aveva convocato e del quale aveva diretto con mano sicura la preparazione.
Una settimana dopo il pellegrinaggio a Loreto, la grande assise si apriva, nella Basilica Vaticana trasformata in immensa aula conciliare, ed il Papa, dando voce all’emozione della Chiesa intera, pronunciava parole, che sono ormai rimaste nella storia: “Gaudet Mater Ecclesia … La Madre Chiesa si rallegra perché, per un dono speciale della Divina Provvidenza, è ormai sorto il giorno tanto desiderato nel quale qui, presso il sepolcro di san Pietro, auspice la Vergine Madre di Dio, di cui oggi si celebra con gioia la dignità materna, inizia solennemente il Concilio Ecumenico Vaticano II”.
Al termine di quel discorso, Papa Giovanni volle ricordare il suo pellegrinaggio a Loreto: “O Maria, Aiuto dei Cristiani, Aiuto dei Vescovi, il cui amore abbiamo recentemente sperimentato in modo particolare nel tuo tempio di Loreto, dove abbiamo venerato il mistero dell’Incarnazione, con il tuo soccorso disponi tutto per un esito felice, fausto, propizio; insieme con il tuo Sposo San Giuseppe, con i Santi Apostoli Pietro e Paolo, con i santi Giovanni Battista ed Evangelista, intercedi per noi presso Dio”.
Con l’esposizione allestita nelle Cantine del Bramante del Palazzo Apostolico di Loreto, si è voluto ricreare qualcuna delle emozioni provate in quell’evento, avvenuto ormai cinquanta anni or sono. La documentazione fotografica testimonia alcuni momenti significativi dell’incontro tra il Successore di Pietro e la popolazione di Loreto, l’intensità della preghiera del Pontefice, la spontaneità delle sue espressioni. L’insieme degli oggetti posti in mostra ci riportano direttamente a quella pagina di storia, mettendoci a contatto con vasi sacri e paramenti usati dal Papa, in quella occasione ed in altre occasioni del suo ministero: immagini splendide di una Chiesa che ha sempre curato la bellezza e la dignità, per trasmettere un messaggio di dignità ieratica ai suoi ministri e di assicurarne la visibilità e il contatto immediato con i fedeli.
Come cuore dell’intera mostra, sono esposte le preziose corone che il Papa impose in quel giorno all’immagine lauretana, e quindi sul capo del Bambino Gesù e della Madonna. Queste corone riuniscono in sé l’affetto di tanti fedeli, a partire dal papa Pio XII, che offrì dell’oro per la sua modellazione, e dello stesso papa Giovanni, che regalò un prezioso rubino. Ben al di là del valore materiale dei diademi, vediamo in essi, come negli altri oggetti esposti, la manifestazione di amore e devozione con cui il popolo cristiano ha sempre voluto onorare il Signore e la Sua Santissima Madre.
I curatori della mostra desiderano proporre ai visitatori, che entreranno nelle Cantine del Palazzo Apostolico, un itinerario di memoria e di scoperta, che possa suscitare in essi non solo il ricordo per l’evento e l’ammirazione per quanto è esposto, ma anche un sentimento di partecipazione alla gioia che il Papa riconobbe allora nella Chiesa, e che dovrebbe essere vissuto in ciascuno di noi.