Il 13 settembre 1987, ero da poche settimane arrivato negli Stati Uniti, quando mi ha chiamato al telefono il parroco della Cattedrale di Washington, St. Mathew, per propormi di accompagnarlo ad un incontro di football in cui avrebbe giocato la squadra locale dei Redskins.
Sapete che quando in America si parla di “football” non si intende il nostro calcio, che loro chiamano “soccer”, ma quello sport derivato dal rugby, giocato con elmetti e corazze e con atleti di enorme stazza, con una gran voglia di correre e di fare a botte.
Il bravo Monsignore, di cui non ricordo il nome, mi ha detto che aveva due biglietti e io ho immaginato che non avesse trovato nessun altro da portare con sé. Comunque la cosa mi interessava, perché ero curioso di vedere qualcosa per me completamente nuovo. Posi infatti la condizione che, a mano a mano che il gioco procedeva, lui mi avrebbe spiegato quello che stava accadendo.
Siamo arrivati che lo stadio era già pieno. Grande chiasso e nel campo esibizione delle “ragazze pon-pon” che avrebbero dovuto incoraggiare i tifosi a sostenere al meglio le rispettive squadre. Gli spettatori erano già tutti forniti di adeguati bicchieroni di Coca Cola e di canestri di pop-corn.
Il mio accompagnatore fu bravissimo: le sue spiegazioni furono rapide e chiare e, in fondo, mi resi conto che le regole non erano poi così complicate come avevo pensato. In breve fui in grado di capire il gioco e di seguirlo senza bisogno di suoi ulteriori interventi. E devo riconoscere che mi sono divertito molto.
Dopo di allora, non ho più avuto occasione di prendere parte a un incontro allo stadio, ma ne ho visti tanti in televisione, sempre con piacere e interesse.
Questo è stato un punto positivo nel processo di inculturazione americana. In compenso, non sono mai riuscito a capire e ad apprezzare l’altro sport nazionale, il baseball, che mi è sembrato sempre troppo lento e noioso. I miei colleghi in Nunziatura, che ne erano invece appassionati, sostenevano che il baseball è uno sport che richiede molta riflessione, oltre che grandi abilità tecniche. Io però non ho mai creduto necessario approfondire la mia esperienza in materia, per verificare se avessero veramente ragione.