Da Uyuni a Uncia

Nel corso della mia prima visita in diocesi di Potosí, il 22 giugno 1990, dovevo lasciare Uyuni, la cittadina di fronte al Salar de Uyuni, per raggiungere Uncía, sede del Vescovo Ausiliare Toribio Ticona.

Per prima cosa, dovevamo attraversare un tratto dell’immenso Salar, una distesa assolutamente piatta di sale bianchissimo, nella quale l’auto poteva andare alla massima velocità, senza il rischio di trovare ostacoli di alcun genere.

Raggiunta l’altra sponda, secondo le informazioni avute dal Vescovo di Oruro, Monsignor Braulio, avremmo dovuto compiere un facile viaggio attraverso la pampa, di circa tre ore. Per le 17:00 dovevamo essere già arrivati a Uncía, pronti per la celebrazione della Messa alle 17:30 e per i seguenti atti previsti in comune e in parrocchia.

La realtà fu molto diversa. Per prima cosa, non era facile seguire un itinerario sicuro: non c’erano strade indicate ma solo una pianura erbosa, non difficile da percorrere ma senza direzioni chiare. Comunque andammo avanti per oltre cinque ore, e di Uncía non si vedeva neppure l’ombra.

Dopo qualche tempo, cominciai a sentire il bisogno di andare al bagno, ma, contando sui tempi previsti, decisi che potevo resistere senza perdere altro tempo, e senza dovermi impegnare nell’impresa in quelle condizioni. Ma le ore passavano e cominciai a soffrire seriamente.

Arrivammo verso le 23:00 e, contrariamente alle speranze, la gente era ancora per strada e ci aspettava. Invece di poter passare in parrocchia, dovemmo fermarci davanti al palazzo comunale, per compiere subito l’atto solenne della dichiarazione di Ospite Illustre. Appena sceso dall’auto, chiesi se ci fosse un bagno e mi fu aperta una porta, a fianco del grande salone: era un bagno, senza dubbio, ma non c’era luce e, appena abituato all’oscurità, notai che mancava lo sciacquone e non c’era carta igienica. Avevo voglia di piangere dalla rabbia. Poi esplorai meglio la situazione e vidi che c’era almeno una vasca piena d’acqua. E con questo mi sono arrangiato e, in breve, ero pronto alla celebrazione che mi attendeva.

Sedendo vicino al Vescovo Abastoflor, gli dissi che, non avendo celebrato Messa, potevamo dirla privatamente in chiesa, una volta conclusa la cerimonia civile. Lui passò l’informazione al vescovo ausiliare Toribio, il quale, invece di tenere la cosa per sé, pensò bene di dirlo a tutti. Ragione per cui, la chiesa si riempì di gente ed abbiamo avuto una specie di Messa di Mezzanotte, anche se non era Natale.

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