Qualche mese dopo del mio ingresso nella Pontificia Accademia Ecclesiastica, venne a visitarmi mio fratello Marco, insieme con la fidanzata Adriana. Avevamo tante cose da raccontarci e quindi la conversazione fu lunga e piacevole.
Adriana era molto curiosa di sapere che cosa si facesse in Accademia, e io le spiegai quello che era il ritmo delle nostre giornate, gli studi che si seguivano, gli impegni da rispettare. Visto il suo interesse, provai ad aggiungere anche alcune informazioni in più, che inventavo lì per lì: le dissi che studiavamo nozioni di etichetta, su come comportarsi a tavola, come sistemare le posate e i tovaglioli e così via.
Visto poi che lei accettava tutto con assoluta fiducia, aggiunsi anche che ci erano date lezioni di ballo. Di fronte alla sua sorpresa, le spiegai che si faceva lo studio teorico, con i diversi schemi per i passi e i diversi ritmi, e poi l’esercizio pratico, di cui le diedi subito un esempio, facendo qualche passo di valzer, contando i passi come se fossi in esercizio.
Marco, che ovviamente mi conosceva bene, aveva capito che si trattava di uno scherzo, mentre Adriana era rimasta convinta che fosse tutto vero. Di fatto, nella via del ritorno a casa, litigarono perché lei non voleva accettare che quello che avevo raccontato non fosse vero.
Appena arrivati a Fano, mi chiamarono al telefono, in modo che potessi dirimere la loro disputa e dovetti chiarire che, effettivamente, tutte quelle cose strane, anche se suggestive, le avevo inventate.