Corridoio all’ONU

Nairobi è sede di due agenzie o programmi speciali delle Nazioni Unite: UNEP, per i problemi dell’ecologia, e Habitat per gli insediamenti umani.   Durante la gestione del mio predecessore, Mons. Clemente Faccani, la Santa Sede era presente in maniera del tutto informale, e il lavoro nelle agenzie era stato svolto dal Segretario della Nunziatura, Edgar, che era diventato molto esperto nelle materie trattate, ed era per questo apprezzato dai rappresentanti dei diversi paesi accreditati.

Un passo importante che riuscimmo a ottenere fu l’ufficializzazione della presenza della Santa Sede, per cui fui accreditato come Osservatore Permanente. La decisione fu opportuna, data l’importanza dei temi trattati: in Habitat, si tratta della popolazione e della famiglia; in UNEP l’argomento è la preservazione del pianeta, oggi più urgente che mai.

In queste istanze multilaterali, più che il lavoro svolto attraverso gli interventi in aula – spesso pura letteratura, noiosa e inutile – è importante il contatto personale, e quindi il così detto lavoro di corridoio, attraverso relazioni utili, stabilite con gli altri rappresentanti dei diversi paesi e organismi internazionali. A dire la verità, non mi sono mai trovato a mio agio in queste strategie, ma questo dipende dai miei limiti di timidezza, che si manifestano proprio quando non dovrebbero.

Quella volta avrei dovuto parlare con una ambasciatrice di uno dei paesi dell’Est Europeo – non ricordo quale – per garantire il suo appoggio ad una mozione che stavamo presentando, insieme ad un notevole gruppo di altri paesi. Anche i miei collaboratori la tenevano d’occhio, per capire quale fosse il momento migliore per far capitare l’incontro.

All’improvviso, durante una seduta, l’ambasciatrice si alzò e fece per uscire: pensai che stesse lasciando l’edificio, e capii che non potevo perdere l’occasione. Mi misi subito sulle sue tracce. In breve la raggiunsi e, anche se un po’ trafelato, cominciai il mio discorsetto, mentre lei mi ascoltava gentilmente.

E in quel momento notai il luogo in cui ci stavamo trovando: di fronte alla toilette delle signore. L’ambasciatrice voleva andare in bagno e io non avevo trovato momento migliore per fermarla e parlarle del nostro progetto.

Alle Nazioni Unite