Una comunità di Suore Cistercensi tedesche gestiva – e gestisce ancora – una grande scuola in un quartiere popolare di La Paz. Gli alunni, ragazzi e ragazze, erano allora più di 4.000, e i corsi andavano dalle scuole primarie fino alle secondarie superiori.
Me ne parlarono le Suore stesse, quando ci incontrammo per la prima volta ad un ricevimento presso l’Ambasciata Tedesca. Ne riconobbi l’abito e attaccai discorso. La superiora, Suor Immolata, mi spiegò quello che facevano e mi disse anche che avevano una notevole difficoltà per l’assenza di un assistente ecclesiastico. Il parroco del quartiere si prestava a dare qualche aiuto, ma questo non era sufficiente. Dissi loro che, in mancanza di altro, potevano chiamare in Nunziatura e forse, tra me e il mio segretario, avremmo potuto fare qualcosa per loro.
Mi chiamarono diverse volte per celebrazioni eucaristiche e per l’amministrazione della cresima. Più tardi, quando mancavano tre settimane alla Pasqua del 1992, le Suore avevano previsto una celebrazione per le confessioni dei ragazzi, ma il parroco, che si era impegnato ad andare il lunedì seguente, aveva disdetto la sua disponibilità. Mi chiesero allora se potevo mandare il mio segretario. La risposta era facile, dato che il mio collaboratore era allora assente, per il suo periodo di vacanze. Guardai l’agenda e promisi che sarei andato io, il lunedì pomeriggio. E così feci.
La cappella del collegio era piena di ragazzi e ragazze delle classi superiori. Secondo me erano troppi, e non sarei stato capace di vederli tutti in un solo pomeriggio, ma mi assicurarono che il parroco era capace di farlo. Stabilito che non ero bravo come lui, ne mandai fuori una metà, promettendo di tornare il giorno dopo. Feci una breve catechesi di preparazione e cominciai gli incontri individuali. Non sapendo se le Suore lasciavano i ragazzi liberi o se c’era qualche tipo di imposizione, chiedevo a ciascuno se desiderava confessarsi. Mi resi conto ben presto che non c’era nessuna forzatura e che la scelta di venire era del tutto spontanea. Alla domanda se avessero fatto bene l’ultima confessione, la risposta era quasi sempre negativa. La ragione? Il parroco non dava loro tempo di dire nulla. Il che spiegava la sua velocità nello sbrigare tanti ragazzi in un tempo così breve.
Il pomeriggio passò rapido. Il giorno dopo tornai ancora e lo stesso feci il mercoledì. Con Suor Christine, che regolava i movimenti, osservai che ormai i ragazzi dovevano essere finiti, ma lei mi corresse: “Hanno capito che con lei si più parlare, e allora si sono passati la voce. Ce ne saranno altri”. Decisi allora di continuare ad andare e lo feci per le seguenti due settimane, fino alla Domenica delle Palme. Dovetti lasciare, per andare a celebrare la Settimana Santa nel Vicariato del Pando, in località Puerto Rico.
Al ritorno, promisi a Suor Immolata che, quando fossi stato a La Paz, ogni venerdì pomeriggio sarei andato al Collegio Ave Maria per incontrare i ragazzi. E così feci ogni volta che mi fu possibile. Le suore avvertivano: “Il Nunzio è in sagrestia”, e c’era sempre qualcuno che veniva, per la confessione o per un colloquio di direzione spirituale.