Celebrazione della Pasqua Russa

A Belgrado, dietro la grande chiesa serba di San Marco, c’è una chiesa più piccola, dove officiava un prete russo, buon amico del Nunzio Cecchini. In occasione della solennità della Pasqua ortodossa, credo nel 1986, decisi di prendere parte alla celebrazione della loro veglia.

 Quando arrivai, c’era gente fin fuori della porta della chiesa, e dovetti quindi mettermi in fila con gli altri, aspettando di poter entrare. A mano a mano che celebrazione procedeva, alcune persone uscivano e quindi altre potevano prendere il loro posto. Per loro, infatti, il precetto non prevede la partecipazione alla liturgia intera, ma solo una sosta, più o meno lunga, durante la stessa.

 Finalmente arrivai in prima fila. Quanto il prete mi vide, venne ad abbracciarmi e poi, passando dietro all’iconostasi, mi portò un uovo decorato.

 La celebrazione andò avanti ancora per ore, e la folla dei fedeli si era pian piano ridotta a un piccolo gruppo. La resistenza del celebrante mi fece una enorme impressione: non si trattava solo di essere presente e di guidare la liturgia, ma tutto era fatto in canto, ed egli resse lo sforzo fino alla fine.

 Poco prima che la celebrazione arrivasse alla sua conclusione, dovetti uscire dalla chiesa, perché, dopo tutto quel tempo in piedi, cominciai a sentire un forte dolore alla schiena.

 Qualche tempo dopo ci incontrammo, e il buon padre mi disse di essersi stupito nel vedere che ero rimasto tanto a lungo in chiesa, mentre pensava che sarei rimasto, come fanno loro, solo per una breve visita. Ma, a dire il vero, a me interessava vedere la loro liturgia e non solo fare un gesto di devozione.