Nel 1978, mentre ero in servizio nel Consiglio per gli Affari Pubblici, accaddero eventi di importanza storica, per la Chiesa e per l’Italia. Ci fu il rapimento e quindi la morte di Aldo Moro, per mano delle Brigate Rosse, ci fu il declino nella salute di Paolo VI e quindi la sua morte, il 6 agosto.
Seguì la breve stagione del pontificato di Giovanni Paolo I – una specie di sorridente primavera – e poi la sua morte inattesa, il 28 settembre. Presi parte alla solenne celebrazione della sua installazione e poi al suo funerale, sottolineato da una forte pioggia, caduta in abbondanza sui cardinali concelebranti.
Il 16 ottobre seguente, dalla terrazza della Segreteria di Stato, ricevetti la prima benedizione di Giovanni Paolo II. Mentre guardavamo la folla che andava crescendo in Piazza San Pietro, Monsignor Mazzi mi disse: “Vedi? Tutta questa gente c’è perché c’è stato Giovanni Paolo I. E se il nuovo Papa si chiamerà Giovanni Paolo II, saranno matti di gioia”. Ed è quello che accadde. Quando il Cardinale Felici pronunciò il suo nome, Woytiła, ricordai la frase che Janusz mi aveva detto in Accademia: “Quello di Cracovia è in gamba!”
Il nuovo Papa venne a visitare i nostri uffici e potei quindi avere una breve conversazione con lui, spiegando le tante cose che dovevo seguire. Mi chiese come avrei fatto a occuparmi di tutto! In quella circostanza ero piuttosto imbarazzato, perché ci avevano detto di indossare la veste talare nera, che io non avevo. Sebastiano Corsanego mi prestò una delle sue, che però era troppo larga e mi costringeva a stare con le braccia aderenti al busto per non darlo a vedere troppo.
Dopo la morte del Cardinale Jean Villot, nel gennaio 1979, il Papa Giovanni Paolo II nominò suo Pro-Segretario di Stato Monsignor Agostino Casaroli, fino ad allora Segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. Il “Pro” sarebbe stato tolto più tardi, con la nomina di Casaroli a Cardinale.
Mons. Achille Silvestrini, che aveva collaborato con Casaroli come Sotto-Segretario, fu in conseguenza nominato Segretario e, il giorno dell’Ascensione, il 27 maggio 1979, fu ordinato Vescovo dallo stesso Pontefice.
In ufficio c’erano tante buste con l’indirizzo prestampato, per la trasmissione di documenti all’interno degli uffici della Santa Sede. Non sembrava corretto buttare via tutte quelle belle buste, anche perché la gran parte dell’indirizzo era ancora valida. Per rimediare, sarebbe infatti bastato cambiare il nome, da Agostino Casaroli ad Achille Silvestrini, mentre i titoli e tutto il resto restavano gli stessi.
Non so chi sia stato a trovare questa soluzione, ma chi lo fece pensò di risparmiare anche di più del necessario, conservando anche la A di Agostino: la striscia per sostituire il nome vecchio con il nuovo fu stampata con un bel: “chille Silvestrini”.