Caccia con il falcone

Il Consigliere dell’Ambasciata Britannica a Belgrado, Mark Allen, aveva una vasta conoscenza del mondo arabo. Era vissuto a lungo in zone desertiche, condividendo la vita dei beduini, conosceva la lingua araba e aveva sviluppato una grande passione per la caccia con il falcone.

Per ragioni varie diventammo amici e, naturalmente, il fatto che Mark possedesse un falcone suscitò la mia curiosità. Insistetti per partecipare ad una caccia, e, alla fine, fui esaudito. Si sarebbe trattato di un esperimento, dato che l’uccello era fuori allenamento e un po’ ingrassato.

Andammo in aperta campagna, nella regione della Šumadia, a sud di Belgrado. Ci accompagnava un esperto locale e con noi vennero anche tre ragazzi inglesi, amici di Mark, spinti dalla stessa curiosità.

In definitiva, non credo di averci capito molto: si trattava di mantenere il falco con il cappuccio in testa, fino a quando non ci fosse il passaggio di qualche possibile preda. Allora il cappuccio veniva tolto, il falco avrebbe dovuto vedere l’uccello in volo e partire alla caccia. Una volta catturata la preda, il falco sarebbe sceso a terra e il cacciatore sarebbe accorso per aprire il petto della vittima e tirare fuori il cuore, da dare al falco come premio per la sua impresa.

In quel giorno non accadde niente di tutto questo. Il falco prese il volo e sembrò godere della libertà di volare, senza altre preoccupazioni. Mark lo richiamò sventolando il richiamo e gridando la parola magica: “Ussé Ussé”. Solo dopo aver svolazzato a lungo il falco decise di atterrare, e fu ripreso in custodia da Mark, che, a un certo punto, aveva temuto che volesse andarsene del tutto.

È stata un’esperienza nuova, per me originale ma senza conclusioni drammatiche. La mattinata è stata piacevole, l’aria della campagna stimolante. E mi ha offerto una buona ragione per tornare sull’episodio, scherzando con Mark sul falcone troppo grasso e fuori allenamento.

Mark e la guida locale

Immagine 1 di 3