Quando è necessario mettere mano a lavori di manutenzione, si sa quando si comincia ma è difficile prevedere la fine. E questo non per la “malattia del mattone” di qualcuno – facile accusa da lanciare contro chi si dà da fare – ma perché andando avanti si scoprono nuove necessità e urgenze. E, mentre si mette mano a un lavoro, è opportuno ampliare un po’ la prospettiva per prendersi cura di qualcos’altro.
È quello che è successo nella residenza della Nunziatura di Nairobi. L’aver tolto di mezzo le “casse da morto” del salone, ha suggerito di fare lo stesso con il “satellite” della sala da pranzo; l’aver rifatto l’altare in pietra – consacrato solennemente dal Cardinale Tomko il 13 agosto 1998 –, ha richiesto di rivedere in toto la decorazione della cappella; una parte del grande corridoio del primo piano è stata adoperata per creare un ampio archivio e la struttura è servita, nello stesso tempo, per nascondere lo strano disegno a sega voluto dall’architetto.
Un lavoro che si è rivelato molto impegnativo è stato quello del rifacimento della facciata, con l’intonaco ormai disfatto e la pavimentazione irrecuperabile, perché fatta con mattonelle importate dall’Italia e ormai da decenni fuori produzione. La scelta è stata quella di usare due materiali locali: il mattone e la pietra grigia, alleggeriti poi da qualche intermezzo botanico. L’ingresso è stato reso più attraente con l’inserimento di un grande stemma della Santa Sede in terracotta, di una testa di leone per il campanello e di una statuina in pietra sapone, rappresentante il Buon Pastore, che avevo ricevuto in dono in una visita alla diocesi di Kisii.
Un incontro utile è stato quello con Nani Croze, artista tedesca da molti anni residente in Kenya. Con un corso a Murano, si era specializzata nel trattamento del vetro e a Kitengela, località non lontana da Nairobi, aveva creato una fonderia, dando lavoro a giovani Masai, che avevano appreso da lei a modellare il vetro.
Il vetro lavorato da Nani e dai suoi collaboratori è diventato un elemento importante nella cappella, nella porta d’ingresso e nella sala da pranzo. In cappella, la parete che regge il tabernacolo del Santissimo è diventata monumentale; i sei lampadari prodotti in loco sono costati meno di un solo piatto fatto venire dall’Italia; per la porta d’ingresso, la Croze ha inventato un nuovo sistema di utilizzo del vetro.
Alcune immagini di “prima e dopo” faranno capire quello che è stato fatto, meglio di lunghe spiegazioni. Ma sui vetri di Nani, aggiungo qualcosa nel prossimo articolo.