Dignitoso, almeno alla fine

Daniel arap Moi è stato Presidente del Kenya dal 1978 al 2002. Era succeduto a Jomo Kenyatta, di cui era stato Vice Presidente. Avendo stabilito un sistema politico basato su un partito unico, il KANU, Moi fu rieletto senza alcuna opposizione fino al 1992, e gestì il potere con mano pesante, stabilendo di fatto un sistema dittatoriale. Si sapeva di suoi nemici politici fatti uccidere da lui. Certamente era circondato da alcuni ministri corrotti e crudeli.

Nel 1992, con una nuova costituzione, fu ammesso nel paese un sistema multipartitico. Rieletto Presidente per altri due mandati, per le divisioni tra i partiti dell’opposizione, non poté presentarsi di nuovo alle elezioni del 2002 e accettò, la vittoria del candidato dell’opposizione, Mwai Kibaki.

La cerimonia del passaggio delle consegne tra i due Presidenti, il 29 dicembre, fu malamente organizzata, anche perché alcuni collaboratori di Moi gli avevano suggerito di non concedere la sconfitta e quindi non si occuparono della preparazione dell’evento.

Nell’Uhuru Park, luogo delle celebrazioni civili moltitudinarie, la folla era immensa. Si parlò, certamente con molta esagerazione, di un milione di persone. Le forze di sicurezza non si vedevano da nessuna parte. Considerata la situazione, molti ambasciatori si rifiutarono di restare e tornarono a casa loro. Io andai comunque, lasciando l’auto con l’autista lontano e facendomi strada in mezzo alla gente.

Sulla tribuna delle autorità tutti i posti a sedere erano già stati presi, non si sa bene da chi. E non c’era nessuno, neppure del Protocollo, che potesse mettere ordine. Restai quindi in piedi per tutto il tempo.

Il Presidente eletto, Kibaki, era stato vittima di un incidente d’auto durante la campagna elettorale, aveva una frattura alla gamba ed era in sedia a rotelle. Moi arrivò in una jeep militare scoperta, senza scorta, e fu accolto da fischi e grida ostili. Mantenne il suo aplomb per tutta la cerimonia, e anzi ordinò ai tre generali presenti in tribuna, capi di stato maggiore delle tre armi, di darsi da fare per mantenere un po’ di ordine. Pronunciò il suo discorso, senza che se ne potesse sentire una sola parola, per le urla dei presenti.

Alla fine, se ne andò con la stessa jeep, accompagnato da insulti, ma mantenendo sempre il suo comportamento pieno di dignità

Un bel coraggio e una bella figura, almeno alla fine! Si era detto che, messo fuori dal potere, sarebbe scappato all’estero. Invece rimase a casa sua, a Kabarak, in una grande tenuta vicino a Nakuru, senza che mai a nessuno sia venuto in mente di fargli del male.