La presentazione delle Lettere Credenziali al Capo dello Stato, in Kenya, si svolge in maniera molto semplice: si porge il documento al Presidente, con poche parole di circostanza e una generica affermazione di buona volontà e di buona intesa, e il Presidente, a sua volta, legge alcune frasi che, nel nostro caso, sottolineano le ottime relazioni tra il Kenya e la Santa Sede. Ed è tutto.
Avevo una certa curiosità di incontrare il Presidente Moi, che era al potere dal 1978, anno della morte di Jomo Kenyatta. Su di lui, avevo già sentito alcune informazioni, ancora piuttosto generiche. Era stato Vice-Presidente di Kenyatta e, superando l’opposizione di molti, era riuscito a stabilirsi al potere come suo successore. Nei primi anni, aveva suscitato la speranza di un tipo di governo più democratico. Come conseguenza di un tentativo di colpo di stato, nel 1982, Moi si era però rinchiuso in un autoritarismo totale, stabilendo un regime con partito unico e mettendo fuori gioco i suoi nemici politici. Sul modo in cui questo fu fatto, si sentivano notizie diverse, ma pare che l’assassinato politico non sia stata una scelta sconosciuta, in quegli anni. Partito come maestro di scuole primarie, Moi, nei suoi anni al potere, divenne enormemente ricco.
Ristabilita la molteplicità dei partiti con una nuova Costituzione, Moi era stato rieletto nel 1992, dato che i suoi oppositori non erano stati capaci di scegliere un loro candidato unico.
Mentre parlavo al Presidente, rimasi molto impressionato dal colore delle sue pupille, decisamente gialle. Ugualmente gialli erano i fogli su cui lesse il suo breve discorso. A suo tempo mi fu detto che si trattava di lenti a contatto, che gli permettevano di non usare normali occhiali.
Tornai in Nunziatura, accompagnato dal Segretario che mi aveva accolto a Nairobi, Edgar.
Doveva restare con me solo sei mesi, dato che il suo periodo di servizio in Kenya si era allungato di molto e proprio per colpa mia. O per dire più correttamente: per colpa del ritardo provocato dalla situazione debitoria nella diocesi di La Paz. Edgar mi è stato utile per tante ragioni e mi avrebbe fatto piacere averlo con me ancora per un paio d’anni. Ma in questo mestiere non è permesso desiderare. L’ideale è fare quelle che ci si chiede, cercando di farlo bene.