I titoli esistono, i titoli sono usati e qualche volta sono persino utili. Ricordo che nel mondo britannico, i titoli erano considerati semplicemente come elementi di identificazione. Il farne a meno, sarebbe stato considerato una stranezza, come se un colonnello, per far prova di modestia, chiedesse di essere chiamato sergente.
Il tempo e l’esperienza mi hanno insegnato che molto spesso i titoli fanno più piacere a chi li attribuisce, che a chi li riceve. Salutare un Eccellentissimo Signore ti fa sentire importante. E allora si eccede nelle formalità e ci si immagina di fare le cose più grandi di quanto in realtà siano.
In Bolivia mi sono sentito spesso definire come “il massimo rappresentante del Papa”, il che era vero, dato che ero l’unico. Spesso mi è stato anche dato il titolo di Eminenza, riservato ai Cardinali. Ma sarebbe troppo pretendere che, sull’Altipiano Andino o all’interno delle regioni amazoniche, si conosca il diverso valore dei due titoli, Eccellenza ed Eminenza.
Un paio di episodi boliviani, nei quali l’uso dei titoli è stato capace di eliminare ogni tentazione di vanità. A Entre Rios, una cittadina del Chapare, mi è stato consegnato un diploma in cui, invece del titolo corretto: Nunzio Apostolico, era scritto: “Mimico Apostolico”. Quasi a dire che facevo finta! Non credo che ci fosse malizia, ma che si sia trattato di un errore di trascrizione: di fronte a un termine per lui senza senso, il calligrafo deve aver interpretato la parola scritta a mano e, contando le gambine nell’insieme, è venuto fuori con quel meraviglioso: mimico!
Un’altra volta, in una parrocchia del Vicariato di Chiquitos, più tardi Diocesi di San Ignacio de Velasco, il sindaco mi ha proclamato ospite illustre, riferendosi a me come al “servo di Dio Giovanni Tonucci”. La cosa in sé era abbastanza buffa, dato che per noi il titolo di “servo di Dio” si usa per persone per le quali è stato iniziato un processo di verifica della santità, e che quindi hanno vissuto una vita esemplare e, soprattutto, sono già morte. Quando poi il testo della dichiarazione mi è stato messo in mano, l’impatto è stato ancora maggiore, dato che ho visto che, per via del modo di pronunciare in America latina, che non distingue la “s” dalla “c” dolce, invece di scrivere “servo” avevano scritto “cervo”.