Puntualità

Rispondendo al primo invito, per una cena offerta in mio onore, mi presentai all’indirizzo indicato alla precisa ora indicata. Trovai la porta chiusa e il padrone di casa mi venne ad aprire, aggiustandosi la cravatta, mentre sua moglie era al piano superiore, e stava ancora vestendosi per l’occasione.

La mia puntualità ai ricevimenti e alle cene diveniva imbarazzante, perché spesso, in qualità di decano del Corpo Diplomatico, si supponeva che io fossi tra gli ultimi ad arrivare. Cambiai quindi stile e, invece di arrivare all’ora precisa, cominciai a partire da casa all’ora dell’invito. Ma anche così ero sempre tra i primi a presentarsi.

Ricordo che, alla cena in un’ambasciata, si aspettava l’arrivo di un ministro del governo boliviano. Dato che il ritardo diventava eccessivo e si poteva pensare che l’invitato non venisse più, decidemmo di sederci a tavola. Il ministro si presentò alle 22:30, e si unì alla cena, come se fosse la cosa più normale del mondo.

 L’Ambasciatore tedesco era quello che soffriva di più per questo modo di fare. Una volta organizzò una cena alla sua ambasciata e, per telefono, chiese agli invitati di essere puntuali: “Non c’è nessun boliviano! Quindi vi aspetto alle 20:00”. Tutti abbiamo seguito l’indicazione e, cosa più unica che rara, alle 20:30 eravamo già seduti a tavola.