Mentre ero in servizio nella Nunziatura di Washington, nel 1989, da una telefonata dal Vaticano seppi che Monsignor Michele Cecchini, Nunzio Apostolico in Austria, era morto quello stesso giorno, per un tumore. Avevo lavorato con lui a Belgrado, proprio nei mesi in cui si preparava a lasciare la Jugoslavia per andare a Vienna.
Chiamai quindi la Nunziatura in Austria e parlai con il segretario, in quel momento già incaricato d’affari. Mi raccontò degli ultimi momenti del Nunzio, che era morto in piena coscienza e del tutto sereno. Mi disse anche che il giorno prima della morte, parlando con lui, aveva detto che “ormai dovrebbe essere ora che Giovanni diventi capo missione”.
Ripensai a queste parole, quando, il 28 dicembre 1989, mi recai al cimitero di Lammari, vicino a Lucca, per visitare la sua tomba. Proprio in quel momento, mi resi conto che la sua morte aveva spinto i movimenti che avevano prodotto la mia nomina. Il Nunzio in Camerun, Donato Squicciarini, era stato nominato alla Nunziatura di Vienna; il Nunzio in Bolivia, Santos Abril, era stato mandato a Yaoundé; e infine io ero stato chiamato per prendere il suo posto a La Paz.
Monsignor Cecchini aveva pensato a me, prima di morire, e con la sua morte aveva aperto lo spazio per la mia nomina a Nunzio Apostolico.