Nel 1987, l’Assemblea Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) si svolse nella sede centrale di Washington. In qualità di Osservatore Permanente Aggiunto per la Santa Sede, presi parte alle sedute generali, per ascoltare i discorsi di Presidenti e Ministri degli Esteri dei vari paesi.
Daniel Ortega era allora Presidente del Nicaragua, governato dai Sandinisti, saliti al potere dopo la cacciata dal paese del dittatore Somoza. In quegli anni si stava svolgendo la tragica lotta tra il governo centrale ed i ribelli, “La Contra”, fortemente appoggiati dagli Stati Uniti.
Nel suo discorso all’assemblea, il 13 novembre 1987, Ortega affermò con forza che i guerriglieri della Contra, da lui definiti come terroristi, avevano le loro basi fuori dei confini del Nicaragua e che entravano solo per compiere le loro azioni di violenza, per poi rifugiarsi ancora all’estero. A qualunque osservatore doveva essere chiaro che gli oppositori del governo non controllavano “neppure un centimetro quadrato del territorio nazionale”.
Nel pomeriggio, si tenne in Nunziatura un incontro informale di mediazione, al quale presero parte Ortega, il Cardinale Obando Bravo ed altri rappresentanti delle diverse parti coinvolte. Ortega presentò una sua proposta, illustrata con una mappa del paese, in cui si stabilivano tre o quattro zone in cui i guerriglieri della Contra potevano rifugiarsi, come in un loro territorio indipendente. Non ricordo quale potesse essere poi l’evoluzione del progetto, ma ricordo bene come era disegnata la mappa, che offriva, a quelli di cui si era detto che non controllavano neppure un centimetro quadrato del territorio del Nicaragua, uno spazio corrispondente al 12% del paese, e nessuna delle zone previste era vicina al confine.
Si sa che i politici raramente dicono la verità, ma una falsificazione così plateale della verità mi sembrò allora, e mi sembra ancora oggi, una grave prova di meschinità.