Nell’anno e mezzo in cui ho prestato il mio servizio nella prima sezione della Segreteria di Stato, avevo come colleghi di lavoro alcuni monsignori di provata esperienza e fedeltà. Alcuni erano Nunzi Apostolici a disposizione, il che vuol dire in riposo; altri erano parte di quell’ufficio da molto tempo.
Monsignor Jaroslav Skarvada, allora cecoslovacco ma di fatto ceco, mi chiese un giorno di spiegargli cosa voleva dire la parola “stronzo”, che sentiva pronunciare con una certa frequenza. Gli dissi di cosa si trattava. Qualche giorno dopo venne a raccontarmi un episodio che merita di essere ricordato.
Mentre era al lavoro, nell’ufficio che condivideva con il più anziano Monsignor Carlomagno, questi ebbe un momento di rabbia contro il giornalista di cui stava leggendo un articolo. E disse ad alta voce: “Questo è uno stronzo”. Al che, Jaroslav intervenne, dicendogli che la parola non stava bene in bocca a un Monsignore. Carlomagno reagì: “Ma perché? Vuole soltanto dire stupido, sciocco”. Jaroslav gli disse che invece io avevo spiegato la cosa diversamente. Dopo un momento di stupore, Carlomagno decise di consultare il dizionario e, con sua sorpresa e rammarico, lesse: “Stronzo: pezzetto di sterco di forma cilindrica”.