All’inizio del 1973, si presentò la necessità di chiedere ai due Prefetti Apostolici del Nord, Charpenet e De Bernon, l’accettazione della loro nomina a vescovi. Il 29 gennaio, il Papa Paolo VI aveva eretto a diocesi le due prefetture di Yagoua e di Maroua-Mokolo, e aveva nominato vescovi i due Prefetti. Il Nunzio Apostolico, con un gesto di grande cortesia nei miei confronti, mi offrì di andare in quella regione, per chiedere personalmente ai due eletti il loro consenso alla nomina. Nello stesso tempo, avrei potuto visitare la regione, estremamente bella e interessante, anche perché completamente diversa dal resto del Camerun.
Il 14 febbraio raggiungi Garoua in aereo e di lì, accompagnato da un missionario francese, Oblato di Maria Immacolata, mi avviai verso le due destinazioni. La regione è in gran parte desertica, con un territorio roccioso e desolato, ma con una intensità di popolazione equivalente a quella del Belgio. La gente è tenace e molto attiva. Nonostante l’aridità del suolo, il paesaggio era stato modificato con la creazione di continui terrazzamenti, anche minuscoli, nei quali era possibile coltivare soprattutto miglio, che formava la base dell’alimentazione.
La regione del Kapsikis è particolarmente suggestiva, con formazioni rocciose che danno al paesaggio un aspetto lunare. L’ipotesi è che si trattasse di una zona vulcanica, da dove, nel corso dei millenni, le erosioni avrebbero tolto la terra, e sarebbero rimaste solo le formazioni di lava solidificate.
La mia missione, in realtà molto semplice, fu compiuta con successo. I due Prefetti accettarono la nomina e, più tardi, il Nunzio Apostolico li ordinò Vescovi.
A me è rimasto il ricordo di una visita straordinariamente bella e la conoscenza di una realtà missionaria incoraggiante. Per non dire che ho conosciuto dei missionari completamente dedicati all’evangelizzazione, con un grande amore per la loro gente e molta competenza nella cultura locale.
Uno dei problemi più gravi di quella missione era provocato dall’atteggiamento della forte minoranza musulmana, di origine haussà. Abituati a mantenere il loro dominio sulla popolazione locale, che essi chiamavano “kirdi”, ovvero “schiavi”, vedevano male la presenza dei missionari, che trasmettevano un messaggio di dignità umana e di giustizia. Anche per questo, l’adesione della gente al Vangelo, pur guidata con un periodo di catecumenato lungo e severo, era fin da allora molto promettente.
Ora, a 50 anni di distanza, la diocesi di Yagoua, che aveva allora poco più di 6.000 battezzati, ne ha 179.000. La diocesi di Maroua – Mokolo è passata da 3.000 battezzati a 90.700. La popolazioni totale in ciascuna delle due circoscrizioni si aggira sui 2 milioni di persone.