Mentre mi preparavo a partire per il Brasile, uno degli ospiti dell’Accademia Ecclesiastica mi offrì in prestito una macchina fotografica che gli era stata regalata e che non aveva mai usato. Era una Canonet. Accettai volentieri, e, prima di partire, feci alcune foto per impararne l’uso.
In Brasile riuscii a scattare due rullini di diapositive e uno in bianco e nero. Al ritorno da Recife, arrivammo al Rio San Francisco, che si doveva attraversare in una chiatta. Lì scattai due ultime foto ed ebbi la buona idea di togliere il rullino,
Più tardi, ci fu una sosta per la cena e mi fu detto che il pullman sarebbe stato chiuso. I nostri bagagli potevano quindi essere lasciati dentro, in sicurezza. Vi lasciai anche la Canonet che, essendo senza pellicola, non mi serviva.
Al ritorno al pullman, ebbi la sgradevole sorpresa di non trovare più la macchina, che era stata rubata. La sicurezza garantita non era poi così assoluta come avevano detto. Per il resto della mia permanenza in Brasile, non potei ovviamente scattare altre fotografie.
Tornato a Roma, la prima cosa che dovetti fare fu di andare a comperare un’altra Canonet, per darla al prestatore. Non è stata una cosa da poco, date le ristrettezze in cui vivevo negli anni dell’Accademia, ma non mi sembrava dignitoso presentarmi a raccontare la storia, per giustificare la mancata restituzione. Per un momento, ricordando che mi aveva detto di non sapere cosa farci, sperai che mi dicesse di tenerla per me. Non andò così.
Ma un anno dopo, quando ero in partenza per il Camerun, comperai una nuova Canonet, che mi accompagnò fedelmente per dieci anni.