Il P. Friederick Huber, benedettino svizzero, era membro del piccolo monastero di Mont-Febé, a poche centinaia di metri dalla Nunziatura, ma aiutava il P. Ignazio nel lavoro pastorale nella parrocchia di Mvog Mbi, dove andavo anch’io ogni sabato e domenica. Persona di grande delicatezza e di enorme esperienza africana, era un elemento equilibratore, accanto a P. Ignazio, spesso entusiasta nelle sue iniziative e non sempre prudente.
Con il tempo, ho scoperto che P. Friederick aveva la passione per la fotografia e, utilizzando per questo un minuscolo gabinetto della missione, aveva attrezzato una camera oscura. Gli chiesi di farmi vedere come si sviluppavano le pellicole e si stampavano le foto e, pian piano, provai anch’io a fare qualche prova. Ben presto mi appassionai.
Visto che la sistemazione della camera oscura in parrocchia non era soddisfacente, ebbi l’idea di proporre al Padre di trasferire il tutto in Nunziatura: sulla terrazza c’erano tre stanze per ospiti, ciascuna con un bagno. Uno di questi poteva essere trasformato in camera oscura e lui poteva venire tranquillamente a lavorarci, quando era libero, senza timore di essere disturbato da nessuno.
La cosa funzionò: P. Friederick veniva in Nunziatura il lunedì, quando era libero da altri impegni, lavorava nella camera oscura, pranzava con noi, si riposava nella stanza a sua disposizione e tornava in monastero quando aveva finito. Anche il Nunzio ne era soddisfatto, perché la conversazione con il Padre era sempre molto interessante.
E la cosa migliore fu che, negli altri giorni della settimana, avevo il laboratorio a mia completa disposizione e ne approfittai con molta generosità.