Un giorno, durante la celebrazione eucaristica, nella piccola cappella di Fazenda Grande, era stato letto il Vangelo in cui, dietro la provocazione dei Farisei, Gesù ha dato la sua risposta: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.
Nel commentare queste parole, Paolo aveva sottolineato la responsabilità delle persone coinvolte nella politica, per compiere onestamente il loro dovere, sapendo di essere a servizio di tutti, nel rispetto della legge del Signore.
Uno dei presenti, che vedevamo per la prima volta in quella piccola assemblea, si è allora alzato e, con piglio polemico, ha esclamato: “Qui si sta facendo politica!” Ho subito pensato che si trattasse di qualche poliziotto in borghese, o addirittura un agente del DOPS, la famigerata polizia segreta brasiliana.
Fortunatamente, don Paolo ha mantenuto la calma ed ha spiegato che quello che stava facendo non era altro che un commento al Vangelo, sottolineando il ruolo molto importante e grave che i politici dovevano sostenere. Qualcuna delle donne presenti, le fedelissime della parrocchia, fece sentire la sua approvazione di quanto diceva il loro sacerdote.
La reazione dell’uomo ci ha stupiti tutti, perché, dopo aver detto: “Allora questo non è fare politica?”, è partito in una disanima severissima, e potrei dire feroce, delle malefatte del governo e di tutto il danno che stava facendo nel paese. Tornando all’altare per continuare la messa, Paolo mi ha dato uno sguardo molto significativo, che parlava della paura avuta e della sorpresa, certamente piacevole, di quello che era seguito